Nella Missione 4 ‘Istruzione e Ricerca’ del PNRR c’è un obiettivo fondamentale per il Paese: quello di avvicinare la media italiana di posti in asilo nido per abitante a quella dell’Unione Europea. In pratica, significa garantire almeno 1 posto ogni 3 bambini nella fascia di età 0-3.
La sfida è tutt’altro che semplice: considerando i dati del 2019, in termini di posti disponibili l’Italia non arriva neppure al 27% (contro una media europea del 35,3%) e si presenta molto spaccata: da un lato le regioni Valle d’Aosta, Umbria, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio e Friuli-Venezia Giulia sono collocate addirittura sopra la media europea, e dall’altra parte le 5 regioni del sud Italia che – seppur in sensibile crescita – si trovano sotto la media nazionale, con percentuali che in alcuni casi non arrivano neppure all’11% dei posti disponibili. Completa il quadro generale un dato tendenziale che ci è regalato da un amaro paradosso: i posti per bambino stanno complessivamente salendo in modo naturale, perché il calo delle nascite decrementa la domanda.
Portare l’Italia al 33% significa affrontare una sfida immensa: attivare ben 228.000 nuovi posti per la fascia 0-3, movimentare 4,6 miliardi per finanziare oltre 2.200 interventi in tutta Italia, aprire i nuovi asili nido entro dicembre 2025. Ancora una volta, i Comuni si sono rimboccati le maniche ed hanno iniziato una corsa contro il tempo per costruire strutture adeguate nei rapidissimi tempi stabiliti dal PNRR e preparandosi anche ad avviare il reclutamento del personale necessario e i nuovi progetti gestionali, che saranno a loro volta delle sfide significative.
Dopo un avvio molto rallentato per attese burocratiche, come le bollinature in Corte dei Conti, i supplementi di istruttoria e tanto altro, adesso i Comuni a cui è affidato questo importantissimo e delicatissimo compito stanno lavorando sulle gare per riuscire ad avviare i lavori al più presto; ma in questa fase così convulsa si è abbattuta una scure assolutamente inaspettata e molto difficile da gestire: gli aumenti della spesa per i dei lavori da effettuare, causati dall’incremento dei costi delle materie prime e dell’energia, nonché dalla scarsità di manodopera, impegnata nei tanti cantieri del “bonus 110%” e delle altre sfide del PNRR.
La situazione, prontamente denunciata dal Comuni, è stata inizialmente gestita attraverso alcuni provvedimenti che hanno consentito una boccata d’ossigeno, ma diventa oggi evidente che gli interventi statali per gestire questa situazione non sono bastati. Le Amministrazioni locali si trovano nella situazione di dover cofinanziare, con risorse proprie, gli interventi che avrebbero dovuto in verità essere pagati interamente dallo Stato. Ciò è davvero paradossale: i Comuni che si sono assunti la responsabilità di aiutare lo Stato a centrare un obiettivo nazionale ora devono pagare di tasca propria.
Questa situazione non è soltanto ingiusta ed inaccettabile, ma risulta anche estremamente pericolosa: sono infatti molte le Amministrazioni che, a causa della propria situazione finanziaria – dovuta al progressivo assottigliamento degli avanzi di amministrazione di questi anni, al necessario utilizzo di parte di essi per coprire l’eccessiva spesa corrente e ad altri cofinanziamenti che si sono resi necessari a far decollare le opere del PNRR -, non riescono a reperire le risorse necessarie per avviare le gare per gli asili nido con il rischio che rinuncino all’opera. Se dovessero essere molte le rinunce, il fallimento della Missione 4 del PNRR sarebbe dietro l’angolo. E ciò sarebbe davvero una sciagura per il nostro Paese, che non solo rimarrebbe arretrato in termini di offerta di servizi per l’infanzia, ma innescherebbe un effetto domino che comporterebbe la perdita dei finanziamenti europei connessi a questo e ad altri obiettivi.
La situazione è, dunque, urgentissima e richiede un intervento immediato e deciso del Governo, che deve necessariamente stanziare le risorse necessarie o trovare le soluzioni più idonee per non abbandonare i Comuni in questa fase così delicata. In questo senso da tempo Ali-Autonomie Locali Italiane ha più volte indicato alcune possibili soluzioni: ad esempio quella di individuare gli interventi ‘rinunciabili’ per riutilizzarne le economie sugli altri interventi, che verrebbero realizzati completamente e subito. Ciò consentirebbe comunque all’Italia di centrare l’obiettivo del 33% della Missione 4. Ma, a prescindere da quale sarà la soluzione che il Governo – si spera – individuerà, una cosa è certa: chi ha concorso per raggiungere un obiettivo nazionale non può pagare di tasca propria o, peggio, essere indicato come uno dei motivi del fallimento della missione 4.
*di Jacopo Massaro, Responsabile “Sviluppo e Investimenti Pubblici” di Ali