La drammatica crisi idrica che abbiamo vissuto nel 2022, e niente lascia supporre che il 2023 sia un anno migliore, dimostra in modo chiaro come sia necessaria una politica degli approvvigionamenti più diversificata e seria. Se fino a quest’anno non avevamo mai pensato a una situazione sistematica di sofferenza rispetto alle scorte e alla rigenerazione della risorsa acqua, il caldo torrido del 2022 unito a una cronica assenza di precipitazioni ci ha messi ormai davanti a un problema concreto connesso ai cambiamenti climatici. È per questo che diventa doveroso esplorare strade e strategie nuove, senza dover essere costretti a metterle in campo solo in connessione alle emergenze. In Polesine, per esempio, a fronte della risalita del cuneo salino giunta quasi alle pompe di pescaggio dell’acquedotto più prossimo al mare, e che serve i territori di diversi comuni del Delta padano, la puntuale azione di Acquevenete ha portato al noleggio e all’installazione di un dissalatore che consente, grazie all’osmosi inversa e alle membrane osmotiche, la separazione del sale dall’acqua, rendendola completamente priva di sali minerali e quindi potabile. In Israele, ad esempio, il 35% dell’esigenza di acqua potabile è coperta grazie all’uso dei dissalatori, che abbinato a un riutilizzo della risorsa, soprattutto in agricoltura, dimostra come sia possibile una politica responsabile di utilizzo dell’acqua. Anche in Spagna negli ultimi anni impianti di dissalazione sono stati installati e utilizzati nelle regioni che, già da tempo, stanno vivendo le problematiche con cui stiamo facendo i conti oggi. Fin qui non ci sarebbe nulla di strano, se non che, come spesso succede in Italia, arrivano norme contraddittorie e scritte e approvate senza sapere le ripercussioni reali. Il Parlamento infatti ha varato la legge cosiddetta “Salvamare”, un provvedimento che, pur nei nobili principi che incarna, prevede, nella classica confusione tipica di casa nostra, una norma che rende più complessa la realizzazione e l’installazione dei dissalatori, soggetti a Valutazione impatto ambientale nazionale, con fortissime restrizioni in merito agli scarichi del residuo post dissalazione. Il tutto quindi, lasciato a una burocrazia più stringente e che renderebbe difficile la programmazione di investimenti anche dopo aver toccato con mano le problematiche dell’emergenza. Almeno che non si consideri la crisi idrica che abbiamo vissuto come un brutto sogno da cui ci risveglieremo presto e per il quale abbiamo già tutti i rimedi pronti, sarebbe necessario che il legislatore ponesse mano ai difetti della norma di cui sopra. Ne va dell’interesse dei cittadini e di un settore importante come quello primario.
*di Leonardo Raito, Sindaco di Polesella e Vice Presidente Ali Veneto