Il Pnrr sarà insieme all’inflazione il vero banco di prova del nuovo governo. Sappiamo bene che i soldi dell’Europa non sono arrivati tutti, che abbiamo avuto finora due tranche che valgono circa 42 miliardi mentre siamo in attesi degli altri 160 miliardi. E sappiamo bene anche che l’Europa non ce li regalerà quei soldi. Per questo Mario Draghi si era impegnato in un piano di riforme graduali e periodiche alle quali dovevano corrispondere tranche dall’Europa. Sulle riforme necessarie, a partire da quella sulla concorrenza, nel discorso della Premier Meloni non si è sentito nulla e questo ha preoccupato i sindaci. Il comparto degli enti locali è in gravi difficoltà in questo momento, servono risposte in tempi brevi perché avremo problemi a chiudere i bilanci. L’inflazione impatta negativamente sui Comuni proprio come sulle famiglie e le imprese, questo deve essere chiaro a tutti, va aumentata l’allerta. Occorre istituituire un tavolo permanente con Comuni, Provincie e Regioni come è stato fatto con l’emergenza Covid. In questo clima emergenziale bisogna garantire i bilanci comunali rispetto alle minori entrate. Per questo abbiamo chiesto 1 miliardo come comparto enti locali.
Abbiamo bisogno del Pnrr e degli investimenti pubblici. Per farli però occorre un paese più veloce, l’Italia è troppo lenta. Se non saremo veloci, non semplificheremo le procedure, passerà l’idea che l’unico modo per fare le opere in Italia è attraverso i commissariamenti, che sono una sconfitta della democrazia e delle autonomie. Un’Italia più veloce è un’Italia più giusta. A chi dice che le procedure veloci aprono le porte all’illegalità, rispondo che è vero piuttosto il contrario: l’illegalità una strada la trova sempre, sono le persone oneste e con l’ansia di fare che sbattono la testa contro il muro della burocrazia.
Il nuovo governo più andrà avanti più si renderà conto che per difendere la patria ci vuole un’Europa forte, senza l’Europa l’Italia non ce la fa. I sindaci si caratterizzano per avere cultura di governo sempre e comunque, a prescindere, ma mi auguro che dall’opposizione ci si concentri sulla legge di bilancio tenendo salda la cultura di governo.
La priorità ora è la Legge di Bilancio, che dovrà dare le risposte al Paese.
Dobbiamo evitare che nel 2023 l’Italia vada in recessione, e dobbiamo evitare che scoppi ulteriormente la povertà che è già altissima. Per fare questo dobbiamo mettere a terra gli investimenti pubblici o nel 2023 saremo in recessione. Per fare questo dobbiamo mantenere coesione sociale ed evitare che si blocchino i consumi. Tutto il resto – le pensioni, la flat tax, tutte le cose che i partiti al governo vorrebbero fare negli anni a venire – ora non si possono fare. Adesso bisogna aumentare il potere d’acquisto degli italiani che non ce la fanno e quindi se tagli una tassa in questo momento devi tagliare le tasse sul lavoro a vantaggio dei lavoratori, devi dare un salario minimo ai lavoratori che sono sfruttati, devi riformare il reddito di cittadinanza nella parte di ingresso al mondo del lavoro, ma non puoi cancellarlo perché aumenterebbe ulteriormente la povertà. Noi sindaci dobbiamo essere bravi a incalzare il governo Meloni sulle priorità di questo trimestre e nel primo del 2023 perché altrimenti andremo in recessione e qualsiasi discussione, per quanto giusta, verrà travolta da un disagio sociale che non potremo più contenere. Teniamo a mente che le risorse non sono infinite, sono poche e se non si vuole far debito pubblico oltre ad aiutare famiglie, imprese e comuni a pagare le bollette non bisogna bloccare i consumi e occorre mettere a terra gli investimenti per evitare la recessione nel 2023.
La priorità ora è la Legge di bilancio. Su questo sarà la battaglia, e il futuro dell’Italia. Per tutte le forze politiche. Anche per i patrioti.
*di Matteo Ricci, Presidente nazionale di Ali e Sindaco di Pesaro