Viviamo un momento estremamente importante e complesso, per lo scenario internazionale, per il futuro del Paese e quindi, conseguentemente, per gli enti locali e le autonomie. Siamo davanti ad un conflitto nel cuore dell’Europa che rischia non solo di aprire una ferita insanabile nelle relazioni internazionali per la violazione dei diritti cui stiamo assistendo. Ma che ha già delle ripercussioni tangibili sulla nostra vita quotidiana. Non siamo in un’economia di guerra, come ha detto anche il presidente del Consiglio Mario Draghi. Ma dobbiamo prepararci. Si prospetta davanti a noi un periodo che ci riporta con la mente all’austerità degli anni ‘70, quando le auto nel fine settimana non si potevano usare, si doveva razionare l’energia per l’illuminazione pubblica. Sembra un’immagine sfocata e lontana. Ma lo stiamo già facendo. Sono tanti i Comuni – compresi quelli toscani – che già da giorni hanno abbassato il riscaldamento degli edifici pubblici, ad esempio, decidendo di spegnerli anticipatamente del tutto dal 1° di aprile. Il caro energia ci costringerà a fare i conti con aumenti del 40% in bolletta, che andranno a incidere sulla spesa corrente, togliendo così risorse ai servizi per i cittadini. Per non parlare delle difficoltà che stanno affrontando le imprese, che proprio oggi potevano contare su un trend di ripresa che sembrava avviato con ottimismo. E di quelle che dovranno fronteggiare le famiglie, su cui sta ricadendo il peso degli aumenti dell’energia, del gas, dei carburanti. Il governo sta intervenendo con un pacchetto straordinario di risorse, ma dobbiamo sapere che le nostre abitudini, per renderci indipendenti dal gas russo, dovranno cambiare, cambieranno. Contestualmente, i sindaci e le autonomie locali, che sono gli organismi funzionalmente e territorialmente più vicini ai cittadini, si stanno dando da fare per coordinare la macchina dell’accoglienza della popolazione ucraina a fronte di quella che come ha ammesso l’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati è la più grave emergenza umanitaria dal secondo dopoguerra. I sindaci sono in prima linea, attraverso il coordinamento con le prefetture e la rete Sai, per non lasciare nessuno senza un tetto e senza assistenza.
Tutto questo alla soglia di un periodo che doveva essere dedicato in tutto e per tutto alla ripartenza, alla ripresa, al ritorno alla crescita, dopo i due difficilissimi anni della pandemia. Un’epoca di grandi sfide e opportunità a partire dal PNRR, con i suoi preziosi investimenti, quasi 250miliardi tra fondi europei e risorse interne, per rimettere in moto i territori dopo la pandemia con progetti la cui attuazione attribuisce ai Comuni un ruolo da protagonista, con un terzo di tali risorse destinate agli enti locali.
Proprio per la complessità del momento, non possiamo fare passi indietro. Proprio per le difficoltà che ci si prospettano davanti, è necessario che gli enti locali dispongano degli strumenti e delle strutture adeguate, per affrontare questo percorso in salita. È fondamentale per il futuro delle nostre comunità e per la crescita del Paese. Nei prossimi mesi è necessario che giungano a compimento le promesse di riforma anticipate dal governo in numerose occasioni. Tra queste, una seria riforma del Tuel, per cominciare, un testo che come sappiamo ha ormai più di 20 anni, essendo stato redatto e approvato nel 2000. Venti anni in cui il mondo si è stravolto. Venti anni che potremmo definire brevissimi per la successione e la rapidità degli eventi di portata epocale che li hanno caratterizzati: le emergenze economiche, la pandemia, adesso il conflitto in Europa. Sul fronte degli enti locali in questi venti anni abbiamo assistito ad un pacchetto di riforme cui oggi spetta doverosamente dare compimento. Penso alla riforma del Titolo V della Costituzione del 2001, che ha strutturalmente modificato il sistema istituzionale del Paese. Alla più recente riforma Delrio del 2013, una grande incompiuta che sta per compiere dieci anni e che ha lasciato Città metropolitane e Province in un limbo indefinito di competenze, ruoli e organizzazione, a cui dobbiamo dare risposte. Attendiamo risposte su un nuovo assetto di governance per le Città Metropolitane e le Province, a cui sono assegnate competenze strategiche e cruciali per il benessere della cittadinanza, come l’edilizia scolastica, la mobilità, la pianificazione integrata di area vasta, con la necessità di non lasciare soli i presidenti provinciali e i sindaci metropolitani, affiancandoli invece con mini-giunte operative in grado di dare maggiore rappresentanza democratica e dei territori. La necessità, allo stesso tempo, di un percorso di semplificazione degli assetti organizzativi e gestionali degli enti locali. L’abolizione del limite dei mandati dei sindaci, un’anomalia tutta italiana che pone il nostro Paese in una situazione anacronistica e diversa rispetto al contesto europeo, a partire da Francia e Germania. Così come la necessità di affrontare una volta per tutte il macro-tema delle responsabilità degli amministratori, sproporzionate rispetto al ruolo, ai compiti assegnati e soprattutto ai poteri di cui dispongono, sindaci in primis. Su tutto questo avremo modo di confrontarci i prossimi 24 e 25 marzo, con l’assemblea nazionale di ALI che si terrà a Firenze, coordinata dal presidente nazionale Matteo Ricci, che chiamerà a raccolta rappresentanti del governo, amministratori locali di tutta Italia, rappresentanti del mondo dell’economia, della cultura, dell’informazione. Un’occasione di confronto e dibattito, con la centro la politica, nazionale e internazionale, e il delicato ruolo degli enti locali, la cui efficienza, affidabilità, e sostenibilità significano servizi e futuro per le comunità.
*di Francesco Casini, Sindaco di Bagno a Ripoli (FI) e Presidente ALI Toscana