Un allarmante intreccio di eventi si sta profilando all’orizzonte di questo 2022. La crisi energetica, che è mondiale, con l’aumento del costo delle materie prime, della manodopera, dei costi energetici e di produzione, ha generato una forte inflazione che sta mettendo in ginocchio famiglie e imprese, e rischia di avere serie ripercussioni anche sugli enti locali, in particolar modo sui Comuni.
Il decreto varato pochi giorni fa dal Consiglio dei Ministri da questo punto di vista è molto positivo, il Governo Draghi è riuscito a stanziare 8 miliardi contro il ‘caro vita’ senza scostamenti di bilancio, e di conseguenza senza nuovo debito pubblico. È stato un provvedimento molto importante, una boccata di ossigeno per tante famiglie e imprese e che va incontro alle richieste dei Sindaci, perché sono previste risorse anche per far fronte al caro energia dei Comuni.
E’ certamente un buon primo passo, ma le risorse stanziate sono troppo poche, perché basteranno a malapena a tamponare il primo trimestre; dopodiché se l’inflazione continuerà a crescere o a essere così alta avremo bisogno di nuovi interventi o i Sindaci non riusciranno a chiudere i bilanci se non tagliando servizi o aumentando le tasse locali.
Positivo è anche il finanziamento dei tanti progetti che erano rimasti fuori dal bando sulla rigenerazione urbana, soprattutto per i Comuni del nord, completando così un investimento importante che trasformerà le città e consentirà di mettere a terra un pezzo importante del Pnrr. Manca un rifinanziamento dell’ultima parte dei bandi PinQua sull’abitare sociale che ugualmente hanno un grande ruolo per continuare a migliorare le città non solo dal punto di vista dell’abitare ma anche per la riqualificazione urbana.
È un primo intervento che ci rassicura, ma che sicuramente non basta. Le ripercussioni dell’inflazione sui bilanci comunali sono state sottovalutate nell’ultimo mese. Nel primo mese dell’anno abbiamo registrato un +35% per la luce pubblica, e se aggiungiamo il costo energetico, luce e gas, di tutti gli edifici di proprietà comunale – dalle scuole agli asili, dai musei alle biblioteche o le piscine – l’impatto è devastante. In più, per i Comuni c’è il problema dell’adeguamento dei contratti. Gran parte dei servizi comunali sono esternalizzati attraverso gare d’appalto, dai servizi per gli anziani alla manutenzione del verde, e chi ha vinto l’appalto ha diritto all’adeguamento Istat: ad esempio se l’inflazione quest’anno sarà del +4% significa che ogni contratto andrà aumentato del 4%. Una cifra significativa per i bilanci.
Per queste ragioni, il 12 gennaio scorso noi Sindaci abbiamo chiesto al Governo un immediato ristoro di 1 miliardo a Comuni e Province per l’impatto che l’inflazione avrà sui bilanci degli enti locali.
L’inflazione è una vera e propria emergenza, che molti Comuni non riusciranno ad arginare rischiando di non chiudere i bilanci. Anche per i Comuni più virtuosi la prospettiva sarà drammatica e per far fronte all’inflazione molti amministratori saranno costretti ad aumentare le tasse locali e inevitabilmente tagliare fondi ai servizi, quelli essenziali, quali servizi educativi e welfare, oltre che alla cultura, al turismo, ai lavori di manutenzione. Scelte che ricadranno in maniera drammatica sui cittadini.
Come Sindaci chiediamo la stessa attenzione che c’è stata per il Covid con il fondo che ci ha consentito di compensare le minori entrate: stavolta il fondo servirà a compensare le maggiori spese. E’ una situazione complessa, e finora sottovalutata, che non solo mette a rischio la ripresa economica in generale ma anche la messa a terra del Pnrr.
L’inflazione e il Pnrr sono temi molto vicini, si toccano: con circa il 70% delle risorse del Pnrr che passa dai Comuni, e con la necessità di personale tecnico per i progetti, se non avremo i soldi per pagare le bollette come pagheremo il personale?
Abbiamo bisogno di personale tecnico per mettere a terra e progettare. Qualche novità c’è stata, in alcuni bandi sarà inserito anche il costo del personale temporaneo, ma è chiaro che abbiamo bisogno di assumere. Il rischio è che avremo, a causa dell’inflazione, molte risorse nella parte capitale per gli investimenti, e poche risorse in conto capitale per poter assumere personale.
Anche sui cantieri i riflessi negativi sono già evidenti: molte aziende che si occupano di lavori pubblici rinunciano alle gare preferendo dedicarsi al bonus 110%. Questo meccanismo va sbloccato e trovato un punto di equilibrio per avere imprese disponibili per i progetti del Pnrr.
I prossimi mesi saranno decisivi, sia da un punto di vista economico sia da un punto di vista politico, andranno fatte scelte di buon senso perché i Comuni non possono svolgere il loro ruolo senza risorse e senza mezzi. La crescita di un Paese parte dal basso, dai territori e dalle città.
*di Matteo Ricci, Presidente nazionale ALI e Sindaco di Pesaro