Intervista a Stefania Bonaldi, Sindaca di Crema
Giovedì 3 giugno Stefania Bonaldi, Sindaca di Crema, ha ricevuto un avviso di garanzia relativamente a un incidente in cui un bimbo si era schiacciato due dita nella porta tagliafuoco di un asilo comunale. Fortunatamente il bimbo non ha riportato lesioni permanenti. Alla sindaca viene imputato di non aver rispettato alcune norme antinfortunistiche, da qui l’avviso di garanzia.
Sindaca, che cosa ha provato quando ha ricevuto l’avviso di garanzia?
Senso di avvilimento e frustrazione. Non avevo messo in conto potesse accadere e non me lo aspettavo, pertanto questo fatto mi ha particolarmente scossa.
Perché per questo incidente è stata considerata lei la responsabile, di cosa la accusa la Procura?
In buona sostanza, rispondo con altri di concorso di colpa per non avere rispettato, secondo la Procura, una DGR lombarda che prescrive per gli asili nido che elementi strutturali ed arredi abbiano caratteristiche antinfortunistiche, in particolare per la Procura avrei omesso di munire una porta tagliafuoco Rei120 di dispositivo atto a impedirne la chiusura automatica o a consentire apertura e chiusura manuale senza il rischio di schiacciamento degli arti dei bimbi.
Io sono chiamata quale legale rappresentante dell’Ente.
Cosa rischia un sindaco, che sia di una città piccola, media o grande? Avete responsabilità eccessive?
Il punto è esattamente questo, per Comuni di ogni dimensione. Se la logica che muove la ricerca delle responsabilità è che il legale rappresentante risponde sempre, allora i rischi per noi sindaci e sindache sono potenzialmente infiniti. La porta, il serramento, la finestra, la buca, l’albero, il cornicione, il palo della luce, la panchina, la roggia, l’argine del fiume, poi ancora tutti gli edifici pubblici, scuole, palestre, teatri, musei, biblioteche, impianti sportivi. Se tutto ciò che accade nel perimetro comunale è astrattamente ascrivibile al sindaco in quanto legale rappresentante dell’Ente locale, allora, in teoria, ogni volta che si verifica un sinistro, il sindaco rischia un avviso di garanzia.
Dipende forse da questo la sempre maggiore difficoltà a trovare candidati disponibili a fare i sindaci?
Certamente questo può contribuire a raffreddare gli entusiasmi. Ciascuno e ciascuna mette in conto le fatiche, gli oneri, le frustrazioni legate talora alle polemiche e strumentalizzazioni politiche. Ma i potenziali guai giudiziari per l’imponderabile, ecco, quelli giustamente possono pesare: avere il casellario penale non immacolato non è una sciocchezza né cosa di poco conto.
Molti sindaci si sono schierati dalla sua parte, chiedendo a gran voce un intervento del legislatore sulle responsabilità oggettive dei primi cittadini. C’è esasperazione da parte della categoria? Crede si possa arrivare a una riforma in questa legislatura?
Si, siamo esasperati perché la legislazione da quasi trent’anni è molto chiara nella distinzione fra gli atti di indirizzo, appannaggio dei sindaci e degli amministratori, e quelli di gestione, tecnici, organizzativi, di competenza delle strutture comunali. Dirigenti, o comunque figure apicali dei nostri Comuni. Un discrimine netto, se io do “ordini” operativi al mio Comandante o all’Ingegnere capo del Comune sono imputabile di abuso d’ufficio… ma allora non si spiega poi perché per atti di gestione, atti di natura tecnica, venga chiamato a rispondere un sindaco.
Questo ovviamente non significa che chiediamo l’immunità o uno scudo penale, né implica che un sindaco non studi, non approfondisca i temi anche sul piano tecnico e non affini competenze, io sono da sempre sostenitrice della necessità di una classe politica preparata e competente, tuttavia occorre circoscrivere le responsabilità dei sindaci in modo corretto e coerente, nonché rivedere le tutele giuridiche dei primi cittadini, che oggi pure si pagano le assicurazioni, perché la Corte dei Conti così prescrive.
Ci sono già proposte di Anci in questo senso e sindaci e sindache ne reclamano l’attuazione e non da ora. Ora è tempo di passare ai fatti e mi auguro che questo episodio che mi ha riguardato, che tanta risonanza mediatica ha avuto nel Paese e ha sollevato i sindaci in modo coeso e trasversale, serva a dare la spinta finale a una modifica normativa non più rinviabile.
Non c’è davvero più tempo da perdere, secondo lei?
È una questione di democrazia, dobbiamo fare in modo di ampliare il più possibile l’ombrello della partecipazione democratica al “mestiere” che tutti e tutte abbiamo definito in questi giorni “il più bello del mondo”: il servizio alle nostre comunità.
Poterlo fare in serenità e senza rischiare la paralisi per il timore di ogni firma messa o non messa, è importante e doveroso, ed ora se ne è diffusa grande consapevolezza, non solo negli “addetti ai lavori”, ma anche nei cittadini. I decisori politici devono sentirsene investiti!
*di Valentina Guiducci, Ufficio stampa e comunicazione ALI