Intervista al Presidente nazionale di ALI
Matteo Ricci, presidente nazionale ALI e sindaco di Pesaro, nei mesi scorsi aveva chiesto con forza al Governo che i soldi del Recovery, la prima trance di luglio, andassero direttamente ai Comuni, per far partire subito progetti già pronti, cantieri e far decollare da subito il lavoro nei territori.
Che cosa serve al Paese per ripartire davvero e in tempi brevi?
“La sfida dei prossimi mesi per l’Italia si può riassumere in una sola parola: velocità. Dovremo saper impiegare in tempi rapidi i fondi per la rinascita economica e sociale del Paese. E’ fondamentale ora lavorare per far diventare l’Italia un Paese più semplice e più veloce”.
Di quanti soldi parliamo?
“L’Italia ha una mole impressionante di risorse da spendere per gli investimenti pubblici e privati: Pnrr, risorse europee 2021-2027, residui delle risorse europee 2014-2020, fondo di coesione, bilancio ordinario dello Stato, accordi di programma da rinnovare con le principale Società (Rfi, Anas, ecc), risorse di Cassa depositi e prestiti ed altro ancora. Per la prima volta dopo decenni, il problema non sono le risorse, ma riuscire a spenderle velocemente per realizzare progetti strategici”.
Il nostro Paese ad oggi non brilla per velocità, la qualità della nostra burocrazia ci pone terzultimi su 36 paesi Ocse…
“Per questo sono convinto che la velocità sia democratica, perché se un cittadino o una famiglia hanno bisogno di un sussidio per gestire un momento di difficoltà il tempo in cui lo si ottiene è determinante; perché se per ottenere i bonus fiscali legati all’edilizia (ecobonus 110%, sismabonus, bonus facciate ecc.) taglieremo le procedure e le tempistiche, avremmo rimesso in moto davvero e subito un’edilizia sana, che trasforma il costruito, rendendolo efficiente e migliorando l’ambiente. Rimettere subito in moto l’edilizia significa determinare un effetto immediato su tutta l’economia. Cosa c’è di più democratico di creare immediatamente lavoro di qualità per tanti nel segno della sostenibilità ambientale e dell’innovazione? Se gli investimenti pubblici partiranno davvero, avranno un effetto moltiplicatore nell’economia reale e segneranno un nuovo rinascimento italiano.
Tutti concordi sul problema della burocrazia ma nulla è mai cambiato, è un’impresa impossibile?
“Dobbiamo prendere atto che le norme attuali, a partire dal Codice degli Appalti, non funzionano. Per portare a compimento un lavoro pubblico da un milione di euro occorrono in media cinque anni; per un lavoro da cento milioni in media ne passano quindici. Se i tempi continueranno ad essere questi, non rilanceremo un bel niente: andremo a schiantarci. Occorre dimezzare tempi e procedure, ridurre i pareri, introdurre il silenzio-assenso e l’appalto integrato, ridurre i ricorsi.
È fondamentale, inoltre, permettere assunzioni immediate di giovani tecnici per sviluppare subito la progettazione necessaria: più risorse verranno destinate ai progetti dei comuni e prima e meglio verranno investite.
Inoltre, la velocità non è solo democratica, ma anche etica perché è proprio nell’eccesso di burocrazia che alligna e prospera la corruzione, livellando verso il basso la competitività e danneggiando le imprese sane e il tessuto economico.
Cosa farebbe lei per creare velocità?
In tutte le procedure possibili occorre invertite il meccanismo dei controlli: basta controlli preventivi con tempi lunghissimi e inconciliabili con progetti concreti e investimenti di sviluppo.
Occorre introdurre il meccanismo standard dell’autocertificazione, con controlli successivi e sanzioni pesanti per chi tradisce la fiducia dello Stato e della pubblica amministrazione.
Si può fare, si è fatto: nei comuni lo abbiamo sperimentato più volte con i buoni spesa per l’emergenza sociale durante la pandemia. Se avessimo seguito l’iter classico i tempi si sarebbero allungati a dismisura e non saremmo riusciti a placare la tensione sociale. I controlli fatti ex post, inoltre, hanno fatto emergere al massimo uno 0,5% di irregolarità.
Cosa si sente di dire alle forze politiche, dentro e fuori il Parlamento?
Chi si riconosce in una forza politica riformista, progressista, ambientalista ed europeista non solo dovrà sostenere questo sforzo, ma dovrà diventarne il perno, dimostrando costantemente e concretamente che le regole e la rapidità possono e devono convivere in uno stato moderno.
La velocità, in questa fase storica, è democratica. I riformisti ne facciano la loro bandiera, per una vera rinascita dell’Italia.
* di Valentina Guiducci, ufficio stampa e comunicazione ALI