«Ogni piazza e ogni iniziativa devono diventare scenario da condividere per affermare con una sola voce che l’Italia non si tocca e la sua unità non si mina». La sindaca di Andria Giovanna Bruno, presidente ALI Puglia e vicepresidente della rete Recovery Sud, era a Roma il 16 febbraio scorso, in piazza con il sindaco di Bellizzi, Domenico Volpe, Presidente di ALI Campania, assieme a tanti Sindaci del Mezzogiorno per manifestare contro il ddl Calderoli sull’Autonomia differenziata. «Non condividiamo né il metodo di questo Governo né il merito delle scelte fatte sull’autonomia», ha detto la sindaca Bruno. «La contraddizione è in termini: quella parola “differenziata” è il chiaro campanello d’allarme di una misura anticostituzionale, che archivia il modello di regionalismo a stampo solidale, cedendo il passo ad una mera appropriazione di tutte le funzioni in capo alle Regioni, aumentando irrimediabilmente il divario tra Nord e Sud. Non lo possiamo permettere e continueremo a sostenere queste ragioni, in ogni forma, disposti anche alla via referendaria», ha concluso.
Circa 700 sindaci, e quella che doveva essere una forma democratica di protesta si è trasformata in una pagina di cattiva democrazia.
Il presidente Ali Campania, Domenico Volpe, infatti, ha dichiarato: “Assurdo caricare i sindaci. Attaccare i sindaci significa attaccare le istituzioni democratiche del nostro Paese. Chi ha vietato di essere ricevuti al Ministero della Coesione e Affari Europei, cioè Fitto, ha una concezione dello stato di diritto poco affine ai principi democratici. Essere presenti a Roma significa far valere i diritti delle popolazioni meridionali e dell’unita d’Italia. Avere una Italia a due velocità significa solo continuare a marcare una disparità. Questo è il disegno sull’autonomia differenziata di Calderoli e Meloni. Oggi è successo un fatto gravissimo. Oggi ALI con ANCI hanno dato una prova di unità con i sindaci meridionali presenti a Roma». La protesta dei primi cittadini che sono scesi in piazza era per un Mezzogiorno che tenta di difendere le sue ragioni di una Italia unica e unita, Nord e Sud: «Eravamo li per rappresentare le nostre comunità – ha spiegato poi Volpe –. Eravamo lì per dare voce a una ingiustizia, o meglio contestare un capriccio e un dispetto del governo contro le comunità della Regione Campania e del Sud, continuando a non firmare l’accordo dei Fondi Sviluppo e Coesione sociale. Eravamo lì come uomini e donne delle istituzioni per dire la nostra sul disegno di legge di Autonomia differenziata che spacca l’Italia in due. Dove si creano vere disparità sociali ed economiche. Territori di serie A e serie B. Eravamo lì per parlare con la nostra massima istituzione: il Governo e i ministri del nostro amato Paese. Non essere considerati ma contrastati e respinti – ha concluso Volpe – significa solo non avere un minimo di rispetto da parte di quella Istituzione che tutti i giorni è impegnata a dare risposte ai cittadini e a difendere il nostro stato di diritto democratico. Lo zoccolo della democrazia partecipata direttamente, la prima frontiera istituzionale della nostra Repubblica: i sindaci d’Italia».