Al panel dedicato alle riforme e alle sfide per l’Italia del Festival delle Città sono intervenuti Carlo Calenda, senatore della Repubblica, Simona Bonafè, deputata della Repubblica e Luca Vecchi, sindaco di Reggio Emilia, moderati da David Parenzo, giornalista di La7.
Carlo Calenda è un fiume in piena e non si risparmia su nessun argomento. Soprattutto quando riflette sulla consistenza dell’apparato politico nazionale presente e futuro: «Il bipolarismo ha fallito perché ha estremizzato il conflitto politico. E ci stiamo avviando verso una situazione in cui il conflitto diventa addirittura antropologico. Dobbiamo riprendere dal sistema tedesco, così da impedire queste derive di dialogo violento». Per Calenda «in questo Paese non si possono fare riforme elettorali con approcci frontali. Abbiamo consigliato a Meloni di creare una consulta per realizzare quelle riforme istituzionali altrimenti infattibili. Abbiamo bisogno di una legge elettorale proporzionale con le preferenze – spiega Calenda –. Non si riesce a fare le riforme perché la controparte non è mai avversario, ma nemico: se non si ha un minimo di riconoscimento dell’avversario, non si può lavorare insieme. L’unico Governo che potrà opporsi a questo sarà un Governo di larga coalizione, con un voto in parte di centrosinistra e in parte di centrodestra. Occorre un grande partito socialdemocratico, non populista».
Su altri temi Calenda afferma che farà battaglia sull’abuso d’ufficio, si dice «favorevole al nucleare per decarbonizzare l’Italia, altrimenti saremo sempre dipendenti dal gas», che il piano del PD per la transizione energetica è improponibile, che «sostenere che oggi la contrattazione nazionale porta salari degni è indegno», e che il Ministro Fitto «si sta incartando da solo con la gestione dei fondi del PNRR e ci ritroveremo a spenderli sotto la soglia del 50%: sarà la più grande sconfitta dell’Italia in campo europeo».
La deputata Simona Bonafè torna su argomenti sensibili al dibattitto pubblico di queste ultime settimane: «Inutile dire che nel nostro Paese c’è uno scontro aspro a tutto campo. Mi piace pensare che forse nell’ultimo periodo nel nostro contesto ci si sia ritrovati a sortirne insieme su alcuni aspetti, salario minimo su tutti. Un altro argomento su cui spero si lavorerà insieme è quello della sanità pubblica: dobbiamo far capire al Governo che anche se le risorse sono scarse, vanno messe sulla sanità. E facessero il piacere di dire ai sindaci dove sono andati e dove riprenderanno quei 16 miliardi stanziati per opere già avviate e ora ferme.
Un Paese civile – prosegue Bonafè – prova a cercare la più ampia convergenza e a trovare un punto in comune per lavorare alle criticità istituzionali del Paese. Un sistema elettorale in cui le liste le fanno le segreterie del partito allontana il cittadino».
Occhio all’inflazione in Italia, conclude la deputata dem, «che è la “tassa” più iniqua che esiste». Infine un passaggio sul Pnrr. Bonafè si dice «molto preoccupata per l’immagine e la credibilità del nostro Paese in Europa. Se noi falliamo, come lo diciamo agli altri Paesi che siamo affidabili per lavorare ai grandi obiettivi europei?»
Il sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi non ha dubbi: il problema cronico dell’Italia ha natura “valoriale e culturale”: «Siamo un Paese che dal ’48 in poi ha portato avanti riforme costituzionali, naufragando ogni volta; sono riforme che o sono connesse con l’anima politica del Paese, oppure falliscono. Se guardo a questo primo anno di Governo, alla concezione del potere messo in campo, si sta tentando di introdurre giorno dopo giorno il tentativo di un’altra storia valoriale e culturale del tutto asincrona a quella precedente. Fino a quando non saremo in grado di dare un altro orizzonte strategico a questo Governo, la comunità nazionale non riuscirà a comprendere dialetticamente e culturalmente che un’Italia diversa è possibile».
Sul tema della transizione energetica Vecchi dice che «è un’operazione che riuscirà solo se si lavora su larga scala alla partecipazione dei cittadini. Ma il Governo centrale deve fare una riflessione potente non solo sulle città metropolitane, ma sulla rete delle città medie e piccole, altrimenti queste oltre un certo profilo di autonomia progettuale non riusciranno ad andare».
Di Valentina Guiducci – ufficio stampa ALI