Una larga finestra sull’economia nazionale e sui suoi riflessi nel panorama europeo. È il panel “Il Pnrr e gli investimenti per l’Italia”, a cui hanno partecipato Raffaele Fitto, Ministro degli Affari Europei, Sud, le politiche di coesione, PNRR, Antonio Decaro, Presidente ANCI e sindaco di Bari, e Pierpaolo Bombardieri, segretario generale UIL. Il confronto è stato moderato da Maria Teresa Meli, giornalista del Corriere della Sera.
Il ministro Raffaele Fitto conosce bene la dimensione, l’importanza e il contesto di insicurezza a cui risalgono tutte le riflessioni portate per l’utilizzo dei fondi del Pnrr. Così prova a chiarire tali dinamiche, considerate preminenti dal dibattito pubblico: «Non c’è nessun rischio di definanziamento, ma una proposta di rimodulazione alla Commissione. Qualora dovesse essere accettata, ci sarà una revisione del quadro di intervento di queste risorse. Bisogna lavorare sui criteri di ammissibilità di progetti risalenti al 2019 e che domani rischiano di non rientrare in quella forbice di controllo della Commissione. Occorre effettuare una missione “verità”, perché questa situazione, quando si riproporrà, non potrà essere addebitata a questo Governo. Stiamo lavorando per spendere risorse PNRR in correlazione con le risorse del periodo della coesione.
Il 40% delle risorse da affidare al Sud vanno garantite, la parte per la rigenerazione va garantita, ma ricordiamoci bene che va approntata una ripartizione ragionata. Anche sulle questioni aperte abbiano lavorato su tutta una serie di norme di semplificazione, che ci vedrà lavorare su un decreto che garantirà dialogo con diverse parti interessate.
Un tema importante è quello legato anche alla capacità di spesa del piano. Occorre eseguire una valutazione sull’intera capacità di spesa: quando parliamo di Pnrr, i fondi diventano il doppio, ma il tempo si dimezza. Ecco, bisogna intervenire su una serie di scelte che sono correttive, anche se, nel caso fossero stati inseriti due anni fa avrebbero avuto un senso, oggi ne acquisiscono un altro.
La proposta che il Governo fa sul PNRR non dovrebbe trovare la reazione negativa dei Comuni, ma un ringraziamento, perché stiamo mettendo in sicurezza gli interventi e lo stiamo facendo utilizzando altre risorse di altri programmi».
Dalle parole di Antonio Decaro emerge una certa preoccupazione sullo stato delle decisioni prese dal Governo: «Sono stati spostati tre programmi interi sulle piccole opere, per un valore complessivo di 13 miliardi di euro. Per quanto riguarda la spesa, stiamo procedendo in modo spedito. Per quanto riguarda la compatibilità delle opere pubbliche con le linee guida della commissione europea, prenderemo le dovute misure. Però occorrono le risorse che ci aspettiamo dal Pnrr. Io devo portare a casa dei risultati, ma non è colpa nostra se ci è stato finanziato un progetto dal Governo e poi, da un certo punto di vista, diviene non più finanziabile. A volte è colpa degli amministratori, ma può esserlo su tutti i 13 miliardi? Noi ci fidiamo del Governo, ma abbiamo organizzato una delegazione per parlare con la Commissione, per vedere se le opere sono finanziabili o meno. Rallentare la procedura per le quali ci sono le risorse è un danno. Se la procedura si blocca, si rischia un debito grave fuori bilancio».
L’intervento di Pierpaolo Bombardieri pone l’accento su un’urgenza che non è dettata dal tempo, ma dalla chiarezza in merito all’utilizzo della ripartizione dei fondi che era stata programmata: «Quando si parla di PNRR vorremmo ricordare che nasce da programma NexGenEU, che dava occasione di intervenire sulle disuguaglianze. Poi è stato modificato. Ma qui entrano in gioco due confronti che sono distanti dal dialogo sociale e sulla possibilità di confrontarsi sul metodo della questione. Da questo punto di vista siamo preoccupati, per capire quali progetti stanno andando avanti: quali interessano la scuola, la formazione, il lavoro, le disuguaglianze territoriali?
Abbiamo parlato molto della messa a terra dei progetti degli enti locali: lì parliamo di 200 miliardi e li consideriamo fondamentali. Riguardano la transizione ecologica e la rigenerazione ambientale. Questi soldi sono stati spesi? Perché dimentichiamo il quadro complessivo per quale è stato inteso il Pnrr? E i fondi destinati alla sanità? Il rischio è che anche dalla parte della stampa si dimentichi di approfondire e interrogarsi su questi 200 miliardi, essenziali per la salvaguardia del nostro Paese».