Un anno fa abbiamo pensato e creato gli Stati Generali della Bellezza perché volevamo raccontare il nostro Paese con gli occhi di chi lo ama. Volevamo raccogliere il bello e il buono che c’è nelle nostre comunità, nei territori e nelle nostre città, per dargli lo spazio che meritano. Dopo San Gimignano, lo scorso anno, un luogo bellissimo nel cuore verde della Toscana, che ha dato il via alla prima edizione e che è stato un po’ un esperimento, riuscito, quest’anno la suggestiva città di Andria, con la maestosa fortezza di Castel del Monte, ha ospitato la seconda edizione degli Stati Generali della Bellezza, ed è stato un vero successo. La kermesse è cresciuta e possiamo dire con certezza che raccontare la bellezza è stata l’intuizione giusta.
La bellezza del nostro Paese è reale e oggettiva, è sotto gli occhi di tutti, ma spesso succede che ci si abitua, o si dà per scontata, o non gli si dà il posto che merita. Questo si rivela un errore e un danno per l’Italia.
Sulla bellezza dobbiamo costruire lavoro di qualità e sviluppo per le nuove generazioni. È questa la sfida. Lavorare insieme per una rete di città che renda l’Italia più forte, più competitiva e che faccia del turismo e della cultura una fonte di sostegno al Pil.
Il Prodotto Interno Lordo del nostro Paese è sostenuto fortemente dal turismo. Se oggi l’Italia ha dati sul Pil addirittura migliori rispetto ad altri Paesi europei è in gran parte dovuto all’apporto complessivo che il settore turistico sta dando. Ovviamente sta funzionando la manifattura e sono ripartite le esportazioni nonostante questa maledetta guerra nel cuore dell’Europa, ma dopo il Covid sappiamo che l’Italia è tornata ad essere una delle mete principali dei turisti. Ce ne rendiamo conto guardando alle grandi città, in overbooking. Città come Roma, Firenze, Venezia, Napoli, si pongono il problema di come gestire un turismo di massa sostenibile dal punto di vista ambientale, della gestione dei rifiuti, dell’impatto con i beni culturali. Tutti gli indicatori economici prevedono nei prossimi anni un aumento di turisti nel mondo di qualche centinaia di milioni: e questo perché nonostante nel mondo purtroppo persistano gravi disuguaglianze sta crescendo una classe media in Paesi che non erano abituati fino a qualche anno fa ad essere turisti perché non avevo le condizioni economiche per esserlo. Ora, se i nuovi turisti guardano all’Occidente, all’Europa e all’Italia in particolar modo come una meta turistica, noi dobbiamo ricordarci il perché. Dico ricordarci e non domandarci perché lo sappiamo già: i turisti sono attratti fortemente dalla bellezza e dalla cultura italiana.
Per questo Ali crede che iniziative come gli Stati Generali della bellezza siano così importanti, per costruire una rete di città medie e di piccoli comuni che hanno nella bellezza e nella cultura un elemento caratterizzante e vogliono farne un elemento di sviluppo strategico, rendendo anche l’Italia complessivamente più competitiva. Ma per farlo abbiamo bisogno di lavorare insieme, di creare reti in cui farlo. Quando parlo di reti dobbiamo pensare ad esempio all’importanza di reti come quella Unesco o della Capitale Italiana della Cultura e del grande lavoro che svolgono per il turismo e sviluppo italiano.
Questo è l’obiettivo strategico che abbiamo in testa. Per questo Ali ha coinvolto chi queste reti le sta già costruendo: le città che hanno il riconoscimento UNESCO non solo come patrimonio ma anche come città creative – la musica, l’artigianato, il design – o reti costruite sulle eccellenze enogastronomiche come le Città del vino, le Città dell’olio, le città che hanno l’onore di essere Capitale italiana della Cultura. Reti da mettere a disposizione del Sistema Paese.
È un lavoro strategico quello che stiamo facendo e che va fatto nei prossimi anni. Ed è evidente come la sfida culturale e la sfida della sostenibilità siano due facce della stessa medaglia.
Vitruvio, padre dell’architettura moderna, più di 2000 anni metteva la bellezza al centro di tutto. Diceva che il costruito deve rispettare il criterio della bellezza, essere armonizzato con la natura, deve essere orientato in base alle stagioni, in base alla luce; anticipava di 2000 anni quei concetti di sostenibilità e di rispetto della natura che oggi sono fondamentali per chi vuole investire sulla bellezza.
Chi ama la propria terra, ne valorizza le esperienze più caratterizzanti, salvaguarda il paesaggio e l’ambiente. La grande sfida culturale oggi è quella della “qualità” della crescita – che tiene insieme sostenibilità, livello culturale, tenuta sociale di quel territorio, sicurezza urbana, cura del paesaggio e ambiente. In pratica la bellezza è un concetto dentro al quale si sviluppa proprio il lavoro del sindaco e dell’amministratore locale, che sono chiamati ad armonizzare nel loro lavoro quotidiano e in quello a medio-lungo termine la bellezza storica con i servizi e lo sviluppo. Parlare di bellezza allora significa anche parlare dei problemi infrastrutturali del nostro territorio.
L’alta velocità ha cambiato tutto negli ultimi anni, ha spostato lo sviluppo sul versante tirrenico. Il governo Draghi, con il Ministro Giovannini, ha stanziato 5 miliardi per la modernizzazione di alcuni nodi della Bologna-Lecce, ma non è sufficiente: dobbiamo lavorare affinché l’alta velocità arrivi davvero anche nel versante adriatico, altrimenti il versante adriatico rischia di essere tagliato fuori dal modello di sviluppo dei prossimi anni. Perché se parliamo di bellezza come elemento di sviluppo non possiamo decontestualizzarla da ciò che sono le infrastrutture e da ciò che sono i servizi. Abbiamo bisogno che il nostro Paese sia dotato di maggiori strutture turistiche e di maggiore qualità. Di livelli più alti. Dobbiamo sostenere la riqualificazione, e da questo punto di vista il tema dei Fondi europei gestiti dalle Regioni è fondamentale.
Sulla bellezza c’è tanto da dire, tanto da ragionare, e infatti gli Stati Generali della Bellezza di Andria sono stati due giorni intensi, belli, edificanti. Abbiamo ascoltato tante esperienze di città che puntano sulla bellezza e abbiamo anche costruito un “patto”, la Carta delle Città della Bellezza, un documento che è una base di partenza per continuare a lavorare insieme sulla base dei principi definiti dall’Unesco, dal Consiglio d’Europa e dal Parlamento europeo, per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale e naturale. Le città che hanno sottoscritto l’intesa si sono impegnate a lavorare per valorizzare e sviluppare esperienze innovative, per promuovere percorsi partecipati costruttivi di piani strategico-operativi della cultura, ampliare i propri luoghi della produzione, della fruizione e dell’incontro-aggregazione, connettere l’offerta culturale con quella turistica. La Carta sancisce anche forme di collaborazione e coordinamento tra i firmatari, nell’ambito della bellezza.
L’obiettivo di Ali è creare più sinergie possibili, costruire reti e poi trasformarle in progetti concreti utilizzando le opportunità che ci saranno – a partire dai Fondi di coesione, dal Pnrr, dagli incentivi che ci saranno legati anche al recente riconoscimento del Mezzogiorno italiano come area speciale.
Abbiamo le capacità per farlo e abbiamo la ferma volontà.
A chi crede nell’Italia e nella sua bellezza, a chi ama la sua terra, ci vediamo il prossimo anno a Cuneo, con gli Stati Generali della Bellezza 2024.
*di Matteo Ricci, Presidente nazionale di Ali e sindaco di Pesaro