È sempre più evidente come negli ultimi anni la terra ci stia inviando messaggi di richiesta di aiuto e le tristi immagini provenienti dall’Emilia Romagna ne sono una conferma. Il clima sta cambiando – anzi, è già cambiato – a livello globale e locale con conseguenze evidenti sul nostro modo di vivere, di produrre, di comunicare (anche, ma non solo, gli stati di allerta e le relative azioni a salvaguardia della popolazione), di pianificare il futuro.
Come Sindaci, come amministratori del territorio, siamo chiamati a interrogarci con urgenza su tutti questi aspetti, lavorando in ampia sinergia e creando ulteriori legami operativi e strategici con gli enti superiori, mettendo sul piatto best practice e risultati, competenze e fattori di successo.
Naturalmente non tutti i Comuni sono esposti alle stesse tipologie di allerta e agli stessi gradi di intensità (pensiamo ad esempio a un paese di montagna e a uno di mare, le differenze sono evidenti) ma ciò che ci accomuna – o ci dovrebbe accomunare – è una nuova sensibilità in fatto di tematiche ambientali e di azioni a salvaguardia del territorio.
Sensibilità che si deve trasformare in opere mirate, strategiche e ad ampio raggio di azione.
Oltre ad essere Sindaco della Città di Cirié (Comune appartenente alla Città metropolitana di Torino) da qualche anno sono anche Presidente di ATO3, l’Autorità d’Ambito n. 3 Torinese, l’ente di governo per la programmazione, organizzazione e il controllo del servizio idrico integrato, un ruolo che mi dà la possibilità, insieme agli altri sindaci rappresentanti delle diverse aree, di dare voce al territorio e di portare in primo piano istanze e necessità degli oltre 290 comuni (più la Città metropolitana di Torino) riuniti nell’autorità d’ambito.
In questi ultimi anni abbiamo lavorato per dare un impulso alla sua attività in sinergia con il gestore e con tutti gli attori coinvolti, primi tra tutti i comuni, considerando il cambiamento climatico come elemento guida dei nostri interventi.
L’evoluzione del clima alterna oramai forti periodi di siccità a gravi e intense precipitazioni anomale e concentrate che, aggiunte ai terreni aridi e siccitosi in un perverso circolo vizioso, danno origine a fenomeni come quello che ha purtroppo messo in ginocchio l’Emilia Romagna, a cui va la nostra solidarietà e anche il nostro sostegno, nelle modalità e con le possibilità di cui ogni diverso ente può disporre.
Siccità e precipitazioni anomale sono però i due lati della stessa medaglia.
Questo ci impone ovviamente di trovare soluzione inedite e innovative, possibilmente in tempi rapidi per dare risposte a tutti i portatori di interesse.
La media nazionale parla di una dispersione del volume complessivo dell’acqua attinta dai pozzi, dalle fonti di montagna e dai nostri fiumi ed immesso nelle reti di acquedotti pari a oltre il 40% del totale.
D’altra parte l’Italia preleva per uso potabile più acqua di ogni altro paese in Europa, 9,2 miliardi di metri cubi all’anno.
Una situazione inaccettabile per un Paese che sperimenterà – lo dicono i climatologi – soprattutto nella siccità la crisi climatica.
Sono diverse le strade percorribili per invertire la rotta: aumentare il riuso efficiente e diversificare gli approvvigionamenti in primis, sensibilizzare a un uso consapevole dell’acqua da parte della cittadinanza, monitorare le zone in cui scarseggia l’acqua potabile (durante l’estate scorsa, ad esempio, come ATO3 del Torinese insieme al gestore abbiamo approntato un sistema a “semafori” che segnalava lo stato delle criticità ai Comuni con interventi mirati a gestire le criticità maggiori), valutare progetti di bacini di raccolta piccoli o grandi e implementare nuove tecnologie che possano permetterci di migliorare la gestione dell’acqua, in special modo quella potabile ma anche quella utilizzata a fini produttivi e irrigui.
Soluzioni urgenti ma che spesso richiedono anche ingenti investimenti economici e programmazioni su vasta scala.
In questo contesto la fortunata disponibilità delle risorse economiche percepibili attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza non è da sottovalutare ma, anzi, da cogliere al volo.
Credo che sia un esempio più che calzante il bando che ATO3 ha presentato e che si è aggiudicato ad agosto dello scorso anno, con il supporto tecnico e progettuale del gestore SMAT: si tratta di un finanziamento di 50 mln di euro a valere sui fondi PNRR finalizzato alla riduzione delle perdite della rete di acquedotti che portano l’acqua alle nostre case, che ci permetterà di creare una rete di distribuzione idrica nei nostri comuni di competenza completamente monitorata e digitalizzata e che permetterà di aumentare l’efficienza del sistema, riducendo progressivamente le perdite idriche, grazie all’assistenza di algoritmi dell’intelligenza artificiale, e intervenendo con manutenzioni e sostituzioni mirate e programmate.
Il progetto riguarderà una rete di distribuzione di 12.842 km per un totale di 2.321 km di condotte di allacciamento e 617 impianti telecontrollati e andrà a toccare direttamente la vita di circa 2 milioni e 200 mila abitanti.
Come è intuibile, un progetto di simile portata sarebbe stato difficilmente realizzabile in tempi brevi in assenza delle risorse del PNRR…
Il Bando di cui ho voluto parlarvi è solo un esempio di quanto il PNRR possa fare la differenza anche in tema di cambiamenti climatici.
Naturalmente insieme a tutti i Sindaci dell’Autorità d’Ambito valuteremo anche altri interventi, contemperando le esigenze dei diversi comparti e usi dell’acqua, tenendo conto anche delle nuove vocazioni territoriali, ma ciò che qui voglio sottolineare è la novità dirompente di una disponibilità economica che raramente ha avuto eguali.
Il PNRR può e deve passare da uno stato latente, di mera possibilità, al suo stadio “maturo”, di realizzazione, anche nel settore dell’emergenza idrica.
L’estate è alle porte e anche quest’anno ogni goccia d’acqua risparmiata e ben gestita sarà una goccia d’acqua guadagnata.
*di Loredana Devietti, sindaco di Ciriè e Vicepresidente Ali Piemonte