L’astensionismo crescente, testimoniato dalla bassa affluenza alle urne in occasione delle recenti competizioni elettorali, interroga politici, sociologi, e ricercatori vari, sui possibili strumenti da attivare per favorire la ripresa della partecipazione democratica dei cittadini alla vita politica.
Le cause di tale astensionismo sono certamente diverse e riguardano anche la vita dei partiti.
Senza alcuna pretesa di voler affrontare in termini esaustivi il tema della disaffezione dei cittadini per la vita politica, con queste poche righe, desidero porre l’attenzione sul ruolo dei Consigli comunali per favorire la partecipazione degli elettori.
I Consigli comunali sono certamente gli organi democraticamente eletti più vicini al territorio, chiamati giornalmente ad affrontare i problemi reali delle città, e sono percepiti come tali dai cittadini.
La mia sensazione è che attualmente vi sia una forte sottovalutazione della funzione che i Consigli comunali possono svolgere per migliorare la partecipazione popolare.
Il Consiglio comunale è il luogo principale della sintesi delle istanze affidate dai cittadini ai consiglieri comunali e l’unico organo del Comune in cui è possibile realizzare la mediazione delle diverse progettualità politiche scelte dall’intero corpo elettorale, rappresentate dalle forze politiche di maggioranza e di opposizione.
Sindaco e giunta, infatti, ancorché chiamati a rappresentare gli interessi generali della città, sono espressione non di tutti ma solo di una parte, anche se maggioritaria, degli elettori.
L’attuale fase politica richiede un nuovo protagonismo dei Comuni ed in particolare, insieme ai sindaci, dei Consigli comunali per rilanciare processi di partecipazione democratica alle scelte politiche di prossimità.
I Consigli comunali possono, in particolare, svolgere con maggiore determinazione la funzione di proposta legislativa alle Regioni.
L’iniziativa legislativa è infatti un’importante prerogativa dei Consigli comunali, prevista dagli Statuti delle Regioni ma ancora poco praticata.
L’art. 12 dello statuto della Regione siciliana prevede, con una previsione normativa simile a quella delle altre regioni, che l’iniziativa legislativa possa essere promossa da non meno di quaranta Consigli comunali rappresentativi di almeno il dieci per cento della popolazione regionale.
La legge regionale n. 1 del 2004, in attuazione dell’art. 12 comma 2 dello statuto, esclude che l’iniziativa legislativa comunale possa esercitarsi per proporre leggi tributarie e di bilancio, leggi “statutarie” sulle quali si può chiedere il referendum confermativo, leggi relative all’organizzazione interna della Regione e degli enti locali, leggi di recepimento della normativa comunitaria, leggi in materia di attività internazionale della Regione.
Pur essendo escluse le suddette materie, verosimilmente in modo analogo anche negli ordinamenti delle altre Regioni, l’ambito di competenza delle leggi di iniziativa comunale, soprattutto nelle Regioni a statuto speciale, è molto vasto.
L’esercizio dell’iniziativa legislativa comunale richiede la capacità dei Consigli comunali di coordinarsi e collaborare e può essere favorita da ALI – Autonomie Locali Italiane -, assumendo essa un ruolo politico sempre più alto, realizzando proprio la finalità di cui all’art. 1 dello Statuto dell’Associazione di “promuovere e valorizzare i principi federalisti dell’autonomia, della sussidiarietà, dell’inclusione sociale, dello sviluppo sostenibile e della cooperazione istituzionale.”
*di Giuseppe Lupo, Consigliere comunale di Palermo e Componente del Consiglio Nazionale ALI