
“Tu ragazzo dell’Europa. Tu non perdi mai la strada”: nel 1982, Gianna Nannini cantava questo brano, mentre le Comunità Europee contavano 10 Stati membri, dopo l’ingresso della Grecia, pochi mesi prima. Io avevo 8 anni, ero solo un bambino, ma la generazione degli allora 20enni, evidentemente, si muoveva già nel sogno europeo, se quelle parole risuonavano così limpide e insieme profonde, per noi che l’ascoltavamo alla radio. C’erano già “ragazzi dell’Europa”.
Ho ripensato a quel brano, lo scorso 15 marzo, quando ero in piazza, a Roma, sotto un cielo di bandiere blu, a stelle gialle. Perché è quel che sono, quel che mi sento: un ragazzo dell’Europa (con qualche anno in più!).
Nata con l’intento di riaffermare i valori fondanti dell’Unione Europea e la necessità di un’Europa più unita e forte, la Piazza per l’Europa ha visto protagonisti non solo tanti comuni cittadini, la società civile, tanti intellettuali, tanti esponenti politici, ma soprattutto tanti amici amministratori locali. Sindaci che hanno accolto l’invito del Presidente di Ali, Roberto Gualtieri, primo cittadino di Roma Capitale, scendendo in piazza per affermare con forza che “solo un’Europa più unita, più solida, forte dei suoi princìpi fondativi, convinta che il suo processo federativo debba accelerare, può essere capace di fare fronte al presente e preparare un futuro migliore”.
L’Unione Europea, i nostri enti locali: due livelli di istituzioni apparentemente lontani, eppure indissolubilmente legati. Ho vissuto entrambe quelle esperienze, sinora: da Presidente della Provincia, prima, da Sindaco poi, ho vissuto quel che vuol dire essere un amministratore locale. Da parlamentare europeo, oggi, sto vivendo un’esperienza straordinaria e formativa.
Chi mi conosce sa che il mio sogno da ragazzo europeista era quello di fare il parlamentare europeo. Mi sono laureato sul sogno europeo e molti conoscono la storia della mia famiglia. Molti sanno quanto sia legata la storia di mio nonno minatore a Charleroi, al Belgio. Ironia della sorte, quando sono diventato parlamentare europeo, al termine del primo viaggio che ho fatto verso il Parlamento Europeo, sono atterrato proprio a Charleroi, esattamente nel luogo dove 70 anni prima mio nonno si era spaccato la schiena 1000 metri sottoterra.
E allora capite quanto sia importante per me il ruolo che sto svolgendo e cosa significhi anche dal punto di vista personale. Mi sto confrontando, ogni giorno, con un contesto storico nel quale i repentini cambiamenti mondiali – dei quali più volte abbiamo parlato su queste pagine, dallo scorso novembre in poi, con l’elezione di Donald Trump alla casa Bianca – sono sotto gli occhi di tutti.
E, tuttavia, sento forte il richiamo del territorio. La terra, la mia terra: le Marche. Al cuor non si comanda, al richiamo della nostra terra non si riesce a resistere e alla richiesta diffusa di un impegno concreto per cambiare le cose non sono riuscito a resistere. Da questo nasce la disponibilità che ho voluto dare a candidarmi alle prossime elezioni regionali, alla guida delle Marche per lo schieramento di centrosinistra.
Nella mia lunga gavetta – della quale sapete vado molto orgoglioso – l’esperienza più bella è stata sicuramente quella del sindaco, perché il sindaco ha un ruolo che ti consente di incidere nel cambiamento della realtà quotidiana. E credo che ci sia un motivo per cui chi fa il sindaco, a volte, quando inaugura un’opera o inaugura una infrastruttura importante prova quasi un piacere fisico: perché ritorna ragazzo. Ognuno di noi, quando si è appassionato alla politica, lo ha fatto perché aveva il sogno di cambiare il mondo; fare l’amministratore locale ha questa bellezza, la capacità di cambiare concretamente la realtà e di conseguenza tornare ragazzi cambiando la propria terra, dando un contributo a cambiare il mondo.
Questo è il percorso che mi ha portato a dare la mia disponibilità per il rinnovamento della mia regione. Questo è l’impegno che sento, oggi, di avere: un sogno da ragazzo, il ragazzo dell’Europa che ero e che sono, la sfida storica del cambiare la propria terra in meglio. Con i piedi saldamente ancorati nelle radici del territorio e gli occhi saldamente rivolti al cielo blu d’Europa, ricoperto di stelle.