
L’Europa non è scontata.
Non solo. Io direi: è necessaria.
Mai come in questo momento.
Però deve tornare ad essere “popolare”, così come è stata pensata nel manifesto di Ventotene.
Quindi, proprio perché popolare, non di parte. Certo che no, diversamente dalla becera elaborazione che qualcuno di questi tempi vuol farne.
L’Europa è tornata al centro del dibattito pubblico intorno a quei temi che potevano sancirne la disgregazione: prima il Next Generation EU e i PNRR nazionali, poi il conflitto russo-ucraino con il suo escalation di imperterrita violenza, poi l’importante crisi energetica e ora l’intromissione americana.
Di qui la convinzione che l’Europa non sia scontata e non sia ancora compiuta.
In molti ha perso il suo appeal, così come la sua capacità di generare speranza. Per questo siamo chiamati a ricostruire attorno a tre parole semplici, patrimonio di tutti quelli che hanno a cuore una rinnovata idea di Europa connessa alla vita delle persone: pace, lavoro, uguaglianza. Ripartire da questo significa tornare all’essenza del sogno europeo, nato non solo per mettere in comune i valori economici ma per umanizzare l’economia.
L’Europa deve essere sociale e per questo il suo destino è indiscutibilmente legato alle autonomie locali, alla loro capacità di sorreggere, rianimare e rilanciare il processo di integrazione politica, di alimentare la diffusione e l’esercizio della cittadinanza europea.
Da sindaca, incontro periodicamente i nostri studenti, tutti emotivamente coinvolti nei processi di scambi ed integrazioni culturali. Sono uno spettacolo. Sbandierano con fierezza il loro orgoglio di essere cittadini del mondo, in particolare dell’Europa, in cui osmoticamente riversano sogni e speranze. Chiedono di vivere in libertà e serenità questa condizione, si incupiscono dinanzi alle scene di guerra, di divisioni e di tutti i maldestri tentativi di minarne le sue fondamenta di progetto unitario, di sviluppo e coesione, di legami e rafforzamento culturale.
Per loro, per questi giovani, per chi il sogno dell’Europa lo ha lanciato e per chi oggi lo incarna quotidianamente, non possiamo consentire crepe all’interno impianto.
In questo quadro le autonomie locali, baluardi di prossimità per eccellenza, sono chiamate a svolgere un rinnovato ruolo nell’Unione Europea e ad esprimere la loro vocazione relazionale. Grazie alla loro vicinanza ai cittadini, gli enti locali sono nella posizione migliore per promuovere un’adeguata comprensione della cittadinanza europea, ripartendo dalla pregnante disseminazione della cultura europea.
Sì, perché essere cittadini europei, oggi più che mai, comporta una cultura dell’unità, troppo sbiadita da logiche antagonistiche che hanno depotenziato l’Europa medesima. Non si può vacillare. Solo serrare le fila e compattarsi, in nome di un sogno da realizzare.
Di Giovanna Bruno – Sindaca di Andria, Vicepresidente nazionale di ALI e Presidente ALI Puglia