L’attuazione della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile: ritardi, incoerenze e proposte di rilancio

L’attuazione della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile (SNSvS), approvata nel settembre 2023, sta attraversando una fase di grave stallo. Nonostante le ambiziose premesse e l’integrazione degli obiettivi dell’Agenda 2030 nei processi di programmazione nazionale, permangono ritardi significativi e una marcata incoerenza nelle politiche adottate. Il rischio di un fallimento strategico è elevato, compromettendo la credibilità internazionale dell’Italia e la sua capacità di rispondere efficacemente alle sfide della sostenibilità. Il percorso partecipativo avviato nel 2022 avrebbe dovuto garantire una solida base di azione, ma l’attuazione della Strategia è rimasta discontinua e insufficiente. L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile ha più volte sottolineato come l’inerzia del Governo rischi di vanificare gli sforzi intrapresi. A livello internazionale, il Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, ha esortato tutti i Paesi a varare piani nazionali di accelerazione per gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, ma l’Italia non ha ancora adottato misure concrete per allinearsi alle migliori pratiche europee.

Nel merito, la Strategia prevede importanti innovazioni, tra cui l’integrazione delle politiche pubbliche per garantire maggiore coerenza strategica, un sistema di monitoraggio dinamico e l’attribuzione di un ruolo centrale agli enti territoriali. Tuttavia, tali elementi restano in gran parte inattuati. Le risorse finanziarie stanziate, pari a 17 milioni di euro per il biennio 2023-2024, sono state distribuite in modo inefficace e l’erogazione resta incerta. La mancata realizzazione di un quadro normativo stabile e la carenza di strumenti operativi concreti contribuiscono ad aggravare il divario tra teoria e pratica. Un aspetto centrale della Strategia è il riconoscimento di tre vettori fondamentali per la sostenibilità: la coerenza delle politiche, la cultura della sostenibilità e la partecipazione per lo sviluppo sostenibile. La prima punta a rafforzare la capacità della pubblica amministrazione di operare in una prospettiva di lungo termine, adottando strumenti di valutazione ex ante, in itinere ed ex post delle politiche e degli investimenti. La cultura della sostenibilità mira invece alla diffusione di conoscenze e competenze attraverso l’educazione e la formazione continua, la creazione di percorsi formativi nei settori strategici e il potenziamento dei Centri di Educazione Ambientale e alla Sostenibilità. La partecipazione degli attori sociali valorizza il coinvolgimento di cittadini, organizzazioni e giovani, attraverso la sperimentazione di comunità di pratiche e la costruzione di reti di apprendimento condiviso.

Il metodo di lavoro indicato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica prevede un approccio multiattoriale e multilivello, che tuttavia non ha ancora trovato un’applicazione concreta. L’analisi dei progetti avviene sulla base degli obiettivi, delle azioni e dei risultati attesi, con l’obiettivo di creare sinergie tra le iniziative e favorire scambi di esperienze e buone pratiche. La Strategia dovrebbe integrarsi con il Programma Nazionale per la Coerenza delle Politiche, attraverso accordi con Regioni, Province Autonome e Città Metropolitane, ma tali collegamenti rimangono deboli. In questo contesto, un ruolo chiave è assegnato al Forum per lo Sviluppo Sostenibile, recentemente riattivato, per l’impegno delle struttura del Ministero, con il compito di supportare il processo di attuazione, monitoraggio e aggiornamento della Strategia. Il Forum funge da spazio di confronto per la partecipazione italiana a incontri e negoziati europei e internazionali, fornendo indicazioni operative e raccomandazioni per affrontare le criticità e favorire la diffusione della cultura della sostenibilità. La ripartenza della sua attività va salutata positivamente e sostenuta con la partecipazione e con contributi, come già è avvenuto nell’esperienza di ALI e della Rete dei Comuni Sostenibili.

Il monitoraggio rappresenta un elemento cruciale per il successo della Strategia: questa valutazione per noi è già un contributo importante. Per garantire un’attuazione efficace della Strategia, è necessaria l’istituzione di un sistema di monitoraggio sperimentale basato su indicatori chiari e misurabili. Questo permetterebbe di valutare l’effettivo avanzamento verso gli obiettivi della Strategia, identificare le criticità e garantire la trasparenza delle politiche pubbliche in materia di sostenibilità. Il Ministero dell’Ambiente dovrebbe assumere un ruolo centrale nella definizione delle metodologie di monitoraggio, promuovendo la collaborazione tra enti locali, Regioni e organizzazioni già attive nel campo della sostenibilità. L’integrazione con sistemi di monitoraggio esistenti, attraverso un approccio multilivello, garantirebbe maggiore coerenza e interoperabilità, favorendo l’efficacia delle politiche adottate. Inoltre, il monitoraggio volontario, già adottato da alcuni enti locali, potrebbe essere esteso a livello nazionale, consentendo una raccolta dati più accurata e contestualizzata, un maggiore coinvolgimento degli attori sociali e un’integrazione più efficace con i sistemi di governance territoriale.

Le conseguenze del ritardo nell’attuazione della Strategia, con l’attuazione di politiche concrete e coerenti, sono significative. L’Italia rischia l’isolamento nel contesto europeo, ostacolando la realizzazione del Green Deal e compromettendo la sua partecipazione alle politiche ambientali avanzate dell’Unione Europea. Inoltre, il costo economico dell’inazione è elevato: un rapporto Swiss Re stima che il Paese abbia subito perdite economiche per 37 miliardi di dollari negli ultimi dieci anni a causa del cambiamento climatico, il dato più alto in Europa. La credibilità internazionale dell’Italia ne risulta gravemente compromessa, riducendo la fiducia degli investitori e degli attori istituzionali.

Ali e la Rete dei comuni sostenibili non sono sole nel fare pressione. Legambiente ha criticato la mancanza di azioni concrete per la tutela dell’ambiente e la promozione di un’economia circolare. Nonostante gli impegni presi nella SNSvS, l’associazione denuncia una scarsa attenzione alle politiche di riduzione delle emissioni e di promozione delle energie rinnovabili. Il Forum Disuguaglianze e Diversità ha sottolineato l’importanza di affrontare le disuguaglianze sociali ed economiche come parte integrante della SNSvS. Ha evidenziato che le politiche attuali non riescono a ridurre efficacemente le disparità esistenti, rischiando di compromettere la coesione sociale e lo sviluppo sostenibile del Paese. Il Kyoto Club ha evidenziato la necessità di una maggiore coerenza tra le politiche energetiche e gli obiettivi di sostenibilità. Ha criticato l’assenza di una strategia chiara per la decarbonizzazione dell’economia e la promozione dell’efficienza energetica. Il più grande sindacato dei lavoratori, la CGIL, ha espresso preoccupazione per la mancanza di attenzione alle dimensioni sociali dello sviluppo sostenibile nella SNSvS e ha sottolineato che le politiche attuali non affrontano adeguatamente le sfide legate al lavoro dignitoso, alla protezione sociale e alla riduzione delle disuguaglianze.

L’urgenza di un cambio di passo dunque è evidente. Il Governo ha l’opportunità e la responsabilità di rilanciare la Strategia con un approccio sistemico e partecipativo, restituendo credibilità e prospettive di sviluppo sostenibile al Paese. Solo attraverso un monitoraggio rigoroso, la sinergia tra gli attori istituzionali e la valorizzazione delle buone pratiche locali sarà possibile raggiungere gli obiettivi fissati e garantire un futuro sostenibile alle prossime generazioni.

*Di Marco Filippeschi, Direttore esecutivo di ALI e Direttore scientifico della Rete dei Comuni Sostenibile