Se non ora quando?

Tra l’uno e l’altro dei nostri appuntamenti qui, su queste pagine, sembrano trascorrere, sullo scacchiere internazionale, non giorni o settimane ma intere ere. Viviamo in un contesto geopolitico di esasperata ed esasperante accelerazione, a partire dallo scorso novembre, quando i risultati delle presidenziali statunitensi hanno – come probabilmente avremo modo di osservare nei prossimi anni – rappresentato un turning point, un punto di non ritorno, una svolta epocale con la quale faremo i conti.

“Il mondo sta cambiando con una velocità imprevista, la storia galoppa e non concede requie nemmeno ai più disattenti e ai più pigri”: sono sensazioni e osservazioni che condivido con Michele Serra, il quale – dalle colonne del quotidiano “la Repubblica” – nei giorni scorsi ha lanciato un appello a scendere in piazza, promuovendo l’organizzazione di una grande manifestazione europeista, partendo proprio da queste parole.

Non mi piace assumere l’aria del Grillo Parlante, ma quante volte – e lo dico con rammarico – da queste pagine ho lanciato anche io stesso un alert, figlio della preoccupazione non solo mia, ma collettiva, per il destino del nostro continente? “Non c’è più tempo”, ho ripetuto spesso.

Ora voglio “rubare” – ma è più un prestito – uno slogan caro alle amiche impegnate nella lotta per i diritti delle donne: “Se non ora quando?”. È il momento di scendere in piazza – “un rito arcaico e pedestre di fronte al dilagare fulminante delle adunate algoritmiche”, scrive Serra, con il suo consueto disincanto – per rivendicare la nostra comune identità, la nostra vocazione, le nostre radici e, insieme, il nostro orizzonte: l’Europa.

Non possiamo più concederci un’Europa balbettante, dicevo nello scorso numero di questa rivista. Lo ribadisco: serve una reazione istituzionale e popolare, affinché giunga forte e chiaro il messaggio a chi vorrebbe un’Unione Europe fragile e divisa. Mai avremmo pensato di vedere un capo di stato – Volodymyr Zelens’kyj, che da tre anni resiste, con il suo popolo, al dolore e alla distruzione, conseguenza dell’invasione brutale del territorio ucraino – bullizzato in diretta mondiale dal Presidente degli Stati Uniti d’America. Dalla Casa Bianca giungono messaggi devastanti: e lo dico anche ai nostri amici statunitensi, ai tanti che vivono anche qui in Italia. Fratelli, compagni, negli anni terribili della Guerra Mondiale: le giovani vite dei loro soldati vennero sacrificate in nome dei valori di libertà, democrazia, solidarietà, uguaglianza propri dell’Occidente, della nostra Europa.

E non c’è modo migliore di affermare, ancora una volta, i nostri valori se non trovandoci, insieme, in piazza. Ecco perché ho sin dal primo istante voluto aderire pubblicamente all’iniziativa lanciata da Serra. Sono lieto che da tutti coloro che vogliono salvare l’Europa stiano giungendo tante conferme di presenza all’appuntamento del prossimo 15 marzo, a Roma.

Mentre sovranisti e nazionalisti acquistano sempre più spazio nell’arena politica, proponendo soluzioni semplicistiche e divisive, un continente sempre più conflittuale e frammentato non può essere la risposta agli stravolgimenti drammatici del nostro tempo. Minare le fondamenta dell’europeismo significa indebolire inevitabilmente i Paesi che dell’Europa fanno parte, rendere l’Unione europea un gigante fragile, vassallo delle nuove grandi potenze mondiali. E, invece, abbiamo bisogno di riaffermare con forza l’idea di un’Europa più forte e unita, capace di essere protagonista, con i suoi valori, di un mondo che sta cambiando velocemente e drammaticamente.

Raduniamoci e portiamo alta la bandiera dell’Europa nelle piazze delle oltre 100 città capoluogo d’Italia, sosteniamo con forza i valori di pace, libertà e democrazia che l’Unione rappresenta. Accanto alle migliaia di cittadini che credono nell’europeismo, scendiamo nelle strade d’Italia, per manifestare per la nostra Europa, quella in cui crediamo, quella che i nostri padri hanno voluto, quella per la quale anche gli Usa hanno lottato. L’Europa, sogno e speranza, metodo e ideale, approdo e casa sicura per chi crede nella democrazia. Vi aspetto, amiche e amici: sono certo che ci vedremo nelle piazze italiane, sotto un cielo blu cosparso di stelle dorate.

 Di Matteo Ricci, Direttore di Governare il Territorio ed Europarlamentare