Intervista all’europarlamentare Annalisa Corrado

D: Perché era necessaria una legge europea per contrastare il fenomeno della deforestazione ?

R: «Negli ultimi anni, ci troviamo di fronte a una crisi ambientale senza precedenti: la deforestazione sta causando la perdita di oltre 10 milioni di ettari di foresta ogni anno. Secondo i dati FAO tra il 1990 e il 2020 sono scomparsi 420 milioni di ettari di foreste, circa il 10 % del totale delle foreste che restano sul pianeta, una superficie più estesa di quella dell’Unione europea.

Sono numeri impressionanti che non possono lasciarci indifferenti e hanno portato ad una legge europea che non definirei solo necessaria ma anche urgente.

Difendere le foreste significa mitigare il cambiamento climatico attraverso lo stoccaggio di CO2 e facilitare l’adattamento a questo cambiamento attraverso servizi ecosistemici naturali, basti pensare al tema della resilienza idrica e del contrasto alla desertificazione, cosi come al contrasto del dissesto idrogeologico a fronte di eventi metereologici estremi sempre piú frequenti.

Contrastare la deforestazione significa però anche tutelare una biodiversità oggi fortemente minacciata. Le foreste sono l’habitat di oltre l’80% della fauna selvatica terrestre e incrinare gli equilibri di questi habitat rappresenta anche una grave minaccia per la salute umana come le pandemie degli ultimi anni hanno purtroppo evidenziato.

In ultima istanza continuare a depauperare queste prezioso tesoro ci espone e ci fragilizza, ad un livello anche economico, che impone a tutti noi un drastico cambio di direzione».

D: Come risponde la nuova legge a tutto questo e quali le possibili difficoltà per un’implementazione efficace?

R: «Il nuovo regolamento europeo rappresenta un passo fondamentale. Questo provvedimento mira a proteggere le foreste europee e globali, affrontando la crescente domanda di materie prime troppo spesso ancora legate alla deforestazione, come soia, olio di palma e legname. Si tratta di tracciare l’origine di queste materie, chiudendo il mercato europeo a chi brucia foreste per produrle, e privilegiando piuttosto chi produce responsabilmente, fornendo inoltre in modo trasparente le giuste informazioni ai consumatori europei.

Con pratiche commerciali più sostenibili e norme rigorose sui prodotti importati, l’Europa può fare la sua parte, tutelare le produzioni interne responsabili, influenzare le politiche globali e incoraggiare altri paesi a seguire il nostro esempio.

L’implementazione del tracciamento dei prodotti, cosi come l’adeguamento di aspetti legati alle politiche commerciali con paesi terzi, richiedono un minimo di tempo e strumenti chiari e snelli per permettere a tutti gli operatori di partecipare. Dopo un  colpevole ritardo iniziale della Commissione Europea, tra un anno, a fine 2025, tutto sarà pronto.

L’Europa ha l’opportunità storica di guidare un cambiamento sistemico, promuovendo un futuro sostenibile per tutte e tutti. È tempo di cogliere questa sfida con determinazione e impegno».