La recente sentenza della Corte costituzionale e l’ordinanza della Corte di Cassazione sull’autonomia differenziata e sulla legge Calderoli rappresentano un momento cruciale nel dibattito sul regionalismo italiano e possono aprire una prospettiva politica di grande rilievo. La Corte costituzionale, con una decisione di ampio respiro e dichiarando incostituzionali ben quattordici disposizioni della legge n. 86 del 2024 ha posto limiti stringenti alla possibilità di attribuire autonomia differenziata alle regioni, intervenendo su alcuni dei pilastri della legge Calderoli e ridefinendo i principi fondamentali che devono regolare le relazioni tra Stato e Regioni. Parallelamente, l’ammissione del referendum abrogativo – che ha visto ALI fra i soggetti promotori – sulla stessa legge da parte della Corte di Cassazione ha aperto una pagina nuova.
La sentenza della Corte costituzionale parte dalla necessità di garantire che il regionalismo italiano, pur rispondendo all’esigenza di valorizzare le specificità territoriali, non comprometta l’unità e la coesione nazionale. In questa ottica, la Corte ha sottolineato che l’autonomia differenziata può riguardare solo funzioni specifiche e non intere materie. Questo approccio è giustificato dalla necessità di preservare l’unità del paese e di evitare frammentazioni che possano compromettere i diritti fondamentali dei cittadini. La Corte ha indicato che ogni richiesta di autonomia deve essere giustificata da un’analisi approfondita, che dimostri i vantaggi derivanti dal trasferimento di competenze in termini di efficacia, equità e responsabilità.
Inoltre, la sentenza ha escluso la possibilità di regionalizzare competenze cruciali come la tutela dell’ambiente, l’energia, i trasporti e l’istruzione, ritenendole essenziali per garantire l’unità nazionale. Anche il procedimento di determinazione dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) è stato dichiarato incostituzionale, poiché escludeva il Parlamento dal processo decisionale, attribuendo al governo un potere eccessivo. La Corte ha chiarito che le risorse destinate alle funzioni devolute devono essere definite sulla base dei fabbisogni standard, evitando che inefficienze storiche possano essere perpetuate.
Un altro elemento significativo della sentenza riguarda le regioni a statuto speciale. La Corte ha stabilito che queste non possono accedere a ulteriori forme di autonomia tramite leggi ordinarie, ma solo attraverso la revisione dei propri statuti costituzionali. Questa decisione riafferma la distinzione tra l’autonomia speciale, radicata nella storia e nella specificità di alcune regioni, e l’autonomia differenziata delle regioni ordinarie, che deve essere negoziata su basi diverse.
In questo quadro l’ammissione del referendum abrogativo da parte della Corte di Cassazione si segnala l’urgenza di una riflessione complessiva sull’autonomia regionale, da farsi parallelamente alla revisione dell’ordinamento degli enti locali. La possibilità di abrogare la legge Calderoli potrebbe aprire la strada a una revisione più ampia delle norme che regolano le relazioni tra Stato e Regioni, ponendo maggiore enfasi sulla trasparenza e sul coinvolgimento del Parlamento e sarebbe una sconfitta per il neocentralismo regionale, dimostratosi soprattutto dopo l’approvazione della legge Delrio, che l’attuazione della legge Calderoli avrebbe portato agli estremi. Ma l’effetto si estenderebbe all’insieme di riforme istituzionali nato da un evidente scambio politico, quello tra premierato elettivo e autonomia differenziata, per consentire «un furto con destrezza di risorse, che si è accettato per dare in cambio tutto il potere a una persona sola ma anche un modello di centralizzazione regionale che comprimerà il sistema delle autonomie e il ruolo dei Comuni, che dovranno andare a discutere con i Presidenti di Regione di finanza comunale» come ha denunciato il presidente di ALI Roberto Gualtieri nel congresso che lo ha eletto.
Dunque, da un lato la Corte costituzionale ha ristabilito un equilibrio tra autonomia e unità nazionale, indicando la necessità di un federalismo fiscale simmetrico che garantisca uguali diritti a tutti i cittadini. Dall’altro, il referendum, dando la possibilità ai cittadini di riflettere ed esprimersi, offre un’occasione per ripensare le modalità di attuazione dell’autonomia differenziata, in modo da evitare disuguaglianze e conflitti tra le diverse realtà regionali. Se il referendum sarà dichiarato ammissibile dalla Corte costituzionale e si farà, il prevalere del Sì all’abrogazione della legge Calderoli aprirebbe una fase di discussione e confronto che potrebbe portare a una riforma più organica e condivisa del nostro sistema delle autonomie.
Dobbiamo essere grati professor Giovanni Maria Flick, che oggi giuda il Comitato referendario, e a tutti i costituzionalisti, uomini e donne, che si sono impegnati nella costruzione del quesito abrogativo totale e nella sua difesa davanti alle Corti.
ALI è stata la prima associazione a proporre l’indizione del referendum nel dibattito pubblico. Matteo Ricci rilanciò la proposta nella grande manifestazione de “La via maestra” del 9 ottobre 2023, a Roma, in piazza San Giovanni: «Calderoli si fermi, perché se sarà necessario siamo pronti a trasformare questo popolo, oggi in piazza, in un comitato referendario che, con il voto, possa fermare la divisione del Paese». Un milione e trecentomila cittadini hanno dato una prima risposta, con le loro firme.
Continueremo, nel Comitato referendario, con le iniziative dei Sindaci e degli amministratori, a tenere viva l’attenzione dei cittadini e delle cittadine, promuovendo assemblee e incontri per informare della posta in gioco, proporre una visione dell’autonomia locale coerente con la Costituzione e preparare la campagna referendaria. Perché non si tratta di una battaglia fra il Nord e il Sud, come i sostenitori di una legge già tanto contestata e sanzionata vogliono far apparire, ma della difesa di principii fondamentali, quali quelli di giustizia sociale e di partecipazione popolare, che devono valere per tutti gli italiani.
di Marco Filippeschi – Direttore esecutivo di ALI