L’Unione Europea ha raggiunto un importante traguardo nella lotta contro la deforestazione globale. Lo scorso novembre, il Parlamento Europeo – grazie anche al lavoro di Antonio Decaro, presidente della commissione ambiente al PE – e il Consiglio hanno trovato un accordo definitivo sulla nuova direttiva per prevenire l’importazione di prodotti legati alla deforestazione. L’obiettivo è chiaro: garantire che i consumi europei non contribuiscano al disboscamento incontrollato e alla distruzione degli ecosistemi, in linea con gli impegni per la sostenibilità e la lotta al cambiamento climatico.
La normativa introduce un sistema obbligatorio di tracciabilità per prodotti come cacao, caffè, soia, olio di palma, legno e derivati, imponendo alle aziende che li importano o li producono di dimostrare che le loro filiere non causano deforestazione. Per valutare i rischi, la direttiva prevede la classificazione dei paesi produttori in tre categorie (basso, standard e alto rischio), ciascuna con requisiti specifici per il monitoraggio delle filiere. L’accordo include un periodo di adattamento di un anno per le imprese più grandi, mentre le aziende più piccole avranno tempo fino a giugno 2026 per conformarsi. Questa proroga è stata accolta positivamente da molte parti interessate, ma ha sollevato critiche da parte di chi ritiene che ogni ritardo comprometta gli sforzi per arrestare il fenomeno.
Gli amministratori locali rivestono un ruolo cruciale nell’implementazione di questa direttiva. Da una parte, possono sensibilizzare i cittadini verso scelte di consumo consapevoli, privilegiando prodotti certificati e sostenibili. Dall’altra, possono sostenere le imprese del territorio nel conformarsi ai nuovi standard europei. Questo è particolarmente rilevante per le regioni italiane dove la produzione di beni agricoli o la lavorazione di materie prime importate è significativa.
Le città e i territori hanno anche l’opportunità di adottare politiche locali che amplifichino l’impatto positivo della normativa, ad esempio promuovendo mercati a filiera corta, campagne educative nelle scuole o partnership con le imprese per certificare le filiere. Certamente queste azioni richiedono risorse economiche e competenze tecniche, che in alcuni territori possono essere meno presenti rispetto ad altri.
Un ulteriore supporto potrebbe provenire dai fondi europei, come il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e il Fondo sociale europeo Plus (FSE+), già utilizzati per affrontare altre sfide di sostenibilità e resilienza nei territori.
Per gli amministratori italiani questa direttiva rappresenta una sfida, ma anche un’opportunità. La tracciabilità delle filiere può diventare un elemento distintivo per le nostre imprese, rafforzando la reputazione del “Made in Italy” – purtroppo sempre più utilizzato solo come vessillo ideologico – nel mondo. Allo stesso tempo, è fondamentale che i Comuni siano supportati adeguatamente, sia a livello nazionale che europeo, per affrontare le difficoltà legate alla transizione.
In questo contesto, è essenziale un dialogo costante tra istituzioni europee, nazionali e locali, per garantire che gli obiettivi della normativa siano raggiunti senza gravare eccessivamente sulle realtà territoriali.
La direttiva sulla deforestazione rappresenta un passo avanti significativo per un’Europa più sostenibile. Gli amministratori locali hanno la possibilità di essere protagonisti di questo cambiamento, mettendo in atto politiche innovative che coinvolgano cittadini e imprese. La sfida è grande, ma altrettanto lo è l’opportunità di dimostrare che territori sostenibili e competitivi sono non solo possibili, ma anche desiderabili.