La nuova legge di bilancio rappresenta un colpo diretto agli enti locali italiani, scaricando il peso della sostenibilità economica sulle amministrazioni più vicine ai cittadini. Con tagli che superano i 4 miliardi di euro nel triennio e cifre allarmanti come i 570 milioni per il 2025, di cui 140 milioni ricadranno direttamente su Comuni, Province e Città Metropolitane, la manovra sembra aver scelto i suoi bersagli con chirurgica precisione: le istituzioni locali e, di conseguenza, i servizi essenziali per i cittadini.
Il dato complessivo parla chiaro: i Comuni, già alle prese con difficoltà finanziarie ereditate da anni di restrizioni, dovranno far fronte a una decurtazione di 1,3 miliardi di euro. Questi numeri si sommano ai tagli già devastanti subiti l’anno scorso, costringendo molte amministrazioni a rivedere in modo drastico le proprie priorità. E non bastano certo i 100 milioni destinati all’accoglienza dei minori o i fondi parziali per la perequazione a bilanciare questa emorragia economica. Per il 2025, il costo complessivo dei tagli, considerando anche le spese per investimenti, raggiunge una cifra impressionante: 1,6 miliardi di euro.
Il peso insostenibile di un turnover bloccato
Come se non bastassero i tagli diretti, il governo ha deciso di intervenire anche sulla capacità degli enti locali di innovarsi e rafforzarsi. Il blocco del turnover al 75% delle assunzioni significherà un’ulteriore penalizzazione per amministrazioni già ridotte all’osso in termini di personale. L’efficienza e la qualità dei servizi subiranno un inevitabile declino, mentre le sfide dell’innovazione e della digitalizzazione saranno ancora più difficili da affrontare.
Questo intervento mina alla base la possibilità di rilanciare un settore pubblico efficiente, alimentando ulteriormente le disuguaglianze territoriali. Gli squilibri distributivi già esistenti, infatti, rischiano di cristallizzarsi, lasciando le aree più fragili e i cittadini più vulnerabili ancora più lontani da standard accettabili di servizi pubblici.
I fondi per investimenti: un miraggio che si dissolve
Tra i tagli più gravi spiccano quelli al fondo per le piccole opere comunali, alle risorse per la rigenerazione urbana e al “Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare”. Non solo: a partire dal 2029, i fondi per investimenti a favore dei Comuni subiranno una riduzione annua di 2,1 miliardi di euro fino al 2034, decretando una vera e propria desertificazione delle possibilità di sviluppo locale.
Anche i fondi destinati alla sicurezza delle infrastrutture non sono stati risparmiati. Il fondo per la progettazione per la messa in sicurezza degli edifici pubblici verrà ridotto di 29,9 milioni nel 2025, mentre il fondo per le infrastrutture strategiche subirà un taglio complessivo di oltre 372 milioni entro il 2032. Un altro colpo arriva al fondo per la manutenzione delle opere nei comuni sciolti per infiltrazioni mafiose, che sarà ridotto di 5 milioni all’anno a partire dal 2025. Questi numeri non lasciano spazio a interpretazioni: quando finirà la spinta del PNRR, il futuro degli investimenti pubblici locali è fortemente a rischio.
Il commento del Senatore Antonio Misiani
Ci sono due aspetti negativi della manovra di bilancio per gli enti locali. Il primo: i tagli. Per la parte corrente, sono 1,35 miliardi per i comuni e 150 milioni per le province e le città metropolitane tra il 2025 e il 2029. Quanto agli investimenti, ai comuni vengono tolti 3 miliardi e duecento milioni tra il 2025 e il 2029 e altri 5 miliardi e rotti tra il 2030 e il 2037. Il secondo punto critico è il turn over del personale, bloccato al 75% nel 2025 e 100% nel 2026, impattando sulle programmazioni triennali dei fabbisogni di personale e le mobilità. Cattive notizie anche sul fronte del trasporto pubblico locale. Servirebbe un miliardo e settecento milioni in più, ci sono solo 120 milioni e solo per il 2025. È invece positivo lo sforzo di mitigare il taglio perequativo dei comuni, così come il contributo di 100 milioni annui per l’affidamento di minori e famiglie fragili. Ben poca cosa, però, a fronte di una manovra complessivamente molto penalizzante per gli enti locali. Un fatto probabilmente poco rilevante per il governo di destra. Ma molto per i cittadini italiani.