«Coltivare ora il nostro futuro è rispondere ad una crisi globale sempre più grave»: il Rapporto 2024 dell’ASviS e tre nuovi report scientifici di autorevoli agenzie internazionali

Dal nono Rapporto dell’ASviS, «Coltivare ora il nostro futuro. L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile» presentato con una relazione del Direttore scientifico dell’alleanza Enrico Giovannini, emerge confermata una situazione molto preoccupante, per il quadro globale e per il nostro paese, rappresentato in tanti autorevolissimi studi scientifici, e ha tracciato una mappa esponendo a sua volta i dati incontrovertibili degli esiti della crisi climatica, della crescita delle povertà e delle disuguaglianze.

Fra settembre e ottobre tre rapporti, che ALI ha pubblicato, hanno confermato un allarme estremo per la crisi climatica e le sue conseguenze. Il nuovo Rapporto “United in Science 2024” pubblicato da World Meteorological Organization (WMO) e da altre otto agenzie internazionali: «La scienza è chiara. Siamo ben lontani dal raggiungimento di obiettivi climatici vitali. Gli impatti del cambiamento climatico e delle condizioni meteorologiche pericolose stanno invertendo i progressi dello sviluppo e minacciando il benessere delle persone e del pianeta». «Il futuro dell’umanità è in bilico»: con questo duro avvertimento si apre “The 2024 State of the Climate Report”, pubblicato sulla rivista BioScience. «Siamo sull’orlo di un disastro climatico irreversibile. Questa è senza ombra di dubbio un’emergenza globale. Gran parte del tessuto stesso della vita sulla Terra è in pericolo. Stiamo entrando in una nuova fase critica e imprevedibile della crisi climatica».

Il rapporto mette in fila gli esempi di una situazione che precipita. I tre giorni più caldi di sempre si sono verificati a luglio 2024 e le emissioni di combustibili fossili sono ai massimi storici. Il consumo annuale di combustibili fossili è aumentato dell’1,5% nel 2023, principalmente a causa dei grandi incrementi dell’uso di carbone (1,6%) e petrolio (2,5%). La temperatura media della superficie terrestre è al massimo storico. L’acidità e il contenuto di calore degli oceani, così come il livello medio globale del mare, sono a livelli estremi. La massa di ghiaccio della Groenlandia, quella dell’Antartide e lo spessore medio dei ghiacciai sono ai minimi storici. Il rapporto mostra che la perdita annuale di copertura arborea a livello globale è aumentata da 22,8 milioni di ettari nel 2022 a 28,3 milioni nel 2023. Sulla base delle medie globali annuali, le concentrazioni atmosferiche di anidride carbonica e metano sono ai massimi storici.

L’anno scorso si sono verificati molteplici disastri legati al clima, tra cui una serie di ondate di calore in tutta l’Asia che hanno ucciso più di mille persone e portato le temperature a 50 °C in alcune parti dell’India. Il cambiamento climatico ha già provocato milioni di sfollati, con la possibilità che centinaia di milioni o addirittura miliardi di persone, lo siano in futuro.

Secondo il Rapporto della Commissione globale sull’economia dell’acqua pubblicato nei giorni scorsi “The economics of water. Valuing the Hydrological Cycle as a Global Common Good”, metà della popolazione mondiale già affronta la scarsità d’acqua e, con il peggioramento della crisi climatica, il numero è destinato ad aumentare.

Secondo gli esperti, oltre la metà della produzione alimentare mondiale rischia di fallire entro i prossimi 25 anni a causa della crisi idrica in rapida accelerazione che attanaglia il pianeta, a meno che non vengano prese misure urgenti per preservare le risorse idriche e porre fine alla distruzione degli ecosistemi da cui dipende la nostra acqua dolce. La domanda di acqua dolce entro la fine del decennio supererà l’offerta del 40%, perché i sistemi idrici mondiali “sono sottoposti ad uno stress senza precedenti”, si legge nel rapporto della commissione. I governi e gli esperti hanno ampiamente sottostimato la quantità di acqua necessaria alle persone per avere una vita dignitosa. Se sono necessari da 50 a 100 litri al giorno per la salute e l’igiene di ogni persona, in realtà le persone hanno bisogno di circa 4.000 litri al giorno per avere un’alimentazione adeguata e una vita dignitosa. Nella maggior parte delle regioni, questo volume non può essere raggiunto a livello locale, quindi le persone dipendono dal commercio (di cibo, abbigliamento e beni di consumo) per soddisfare le proprie necessità.

L’Unione Europea, nonostante l’integrazione degli SDGs nelle politiche comunitarie nella legislatura 2019- 2024, stenta a rispettare la tabella di marcia per raggiungere l’Agenda 2030. Secondo l’analisi dell’ASviS, tra il 2010 e il 2022 gli indici sintetici registrano una crescita molto consistente solo nel caso dell’uguaglianza di genere, aumenti significativi per energia pulita, lavoro e crescita economica, e innovazione, dinamiche moderatamente positive per dieci Goal, e peggioramenti per la qualità degli ecosistemi terrestri e la partnership. Su 17 obiettivi quantitativi definiti ufficialmente dall’UE, dieci sono raggiungibili entro il 2030, solo cinque non sono raggiungibili e per due il giudizio resta sospeso. Positivo è il fatto che la Presidente Ursula von der Leyen abbia riaffermato l’impegno per realizzare politiche ambientali, economiche e sociali nella direzione dello sviluppo sostenibile, nonostante il difficile contesto geopolitico. Il programma 2025 delle attività della Commissione dovrebbe essere strutturato come un vero e proprio “Piano di accelerazione trasformativa” per il raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030, come richiesto dal vertice ONU del settembre 2023 a tutti i Paesi. Il Green Deal europeo rappresenta un elemento irrinunciabile delle politiche dell’Unione, così come il Pilastro dei diritti sociali. Ma sono evidenti e efficaci, purtroppo, le pressioni politiche conservatrici e negazioniste che puntano a svuotare il Green Deal e i cedimenti che stanno provocando.

L’Italia procede su un sentiero di sviluppo insostenibile e, nonostante gli impegni presi a livello internazionale anche con la firma della presidente Meloni del Patto sul Futuro dell’Onu, le scelte risultano insufficienti per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030. Dei 37 obiettivi quantitativi legati a impegni europei e nazionali, solo otto sono raggiungibili entro la scadenza del 2030, 22 non lo sono e per altri sette il risultato è incerto.

Tra il 2010 e il 2023, il Paese ha registrato peggioramenti per cinque Goal: povertà, disuguaglianze, qualità degli ecosistemi terrestri, governance e partnership. Limitati miglioramenti si rilevano per sei Goal: cibo, energia pulita, lavoro e crescita economica, città sostenibili, lotta al cambiamento climatico e qualità degli ecosistemi marini. Miglioramenti più consistenti, pur con tante evidenti contraddizioni, riguardano cinque Goal: salute, educazione, uguaglianza di genere, acqua e igiene, innovazione. L’unico miglioramento molto consistente riguarda l’economia circolare.

La situazione appare ancora più grave se si considera il divario tra le preoccupazioni della popolazione e l’azione politica. Secondo recenti sondaggi, nove italiani su dieci sono preoccupati per lo stato degli ecosistemi e il 62% è convinto che il pianeta stia raggiungendo pericolosi “punti di rottura” e chiede una transizione ecologica più rapida e incisiva, mentre il 93% ritiene che l’Italia debba rafforzare i propri impegni nella lotta al cambiamento climatico. A queste preoccupazioni si aggiunge il fatto che solo il 25% crede che le decisioni del Governo siano prese a beneficio della maggioranza del Paese (contro una media del 39% nei Paesi G20) e solo il 21% pensa che il Governo stia operando pensando alle prospettive del Paese a lungo termine (37% nei Paesi G20). È chiaro come tante preoccupazioni e sofferenze sociali non sono adeguatamente rappresentate e come ciò, svanite le speranze di cambiamento, alimenti le paure e egoismi, una “guerra tra poveri” e la repulsione per i diversi e i migranti e l’astensionismo elettorale. Tutto a vantaggio dei conservatori e di tentazioni illiberali. Mentre le democrazie ancora sottovalutano l’esclusione e la privazione di futuro dei giovani.

L’ASviS ha chiesto un profondo e urgente cambiamento di approccio e di passo, mettendo lo sviluppo sostenibile al centro di tutte le politiche; accelerando, e non ritardando come il governo Meloni sta facendo, le transizioni ecologica e digitale; lottando efficacemente contro le disuguaglianze, anche territoriali; sfruttando le opportunità derivanti dalle nuove normative europee sulla sostenibilità nelle imprese e sulla rigenerazione dei territori, e dalla modifica della Costituzione del 2022 per tutelare i diritti delle nuove e future generazioni.

Il Rapporto 2024 avanza numerose proposte e interventi “di sistema” per migliorare le politiche nazionali ed europee. Si devono attuare con urgenza la Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile, approvata dal Governo nel settembre 2023 e poi dimenticata, e un Programma per la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile, mettendo l’attuazione dell’Agenda 2030 al centro delle decisioni politiche. È inoltre essenziale rispettare gli accordi internazionali e garantire una gestione sostenibile degli ecosistemi. In questo contesto si inserisce la necessità di approvare una Legge sul Clima, per guidare il Paese verso la neutralità carbonica entro il 2050. È decisivo poi dare priorità all’attuazione della “Dichiarazione sulle Future Generazioni” approvata in sede Onu il 23 settembre. Un impegno che dovrebbe coinvolgere maggiormente i giovani nella vita democratica e decisionale del Paese: non solo un atto di giustizia, questo, ma una scelta indispensabile per garantire un futuro inclusivo e sostenibile.

L’Italia deve definire un “Piano d’accelerazione nazionale” per conseguire gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, affidandone la responsabilità direttamente alla Presidenza del Consiglio.  Sul fronte sociale, per ridurre le disuguaglianze è essenziale contrastare la povertà e la precarietà del lavoro, garantire l’assistenza agli anziani non autosufficienti e redistribuire il carico fiscale. Occorre poi ottimizzare le risorse e l’organizzazione dei servizi sanitari, mitigare l’impatto della crisi climatica sulla salute e affrontare problemi interconnessi come il disagio psichico, le dipendenze e le violenze familiari e di genere. Di pari passo occorre promuovere l’inclusione, potenziare i servizi per l’infanzia. È necessario inoltre aumentare l’occupazione femminile e prevenire le discriminazioni multiple, oltre a ridurre la fragilità sul mercato del lavoro di donne, giovani e immigrati.

Inoltre, per l’ASviS le scelte dell’Italia sono segnate da quattro possibili “game changer” che potrebbero influenzare profondamente il futuro del Paese. Il primo è legato alla Legge sull’autonomia differenziata che rischia di aggravare le disuguaglianze tra territori, compromettendo la sostenibilità dei conti pubblici e il coordinamento delle politiche necessarie per raggiungere gli SDGs. Per questo è essenziale limitare le sovrapposizioni tra Stato e Regioni, assegnando al primo la gestione esclusiva di settori strategici come infrastrutture ed energia. Il secondo dipende dalle Direttive europee sulla rendicontazione di sostenibilità delle imprese: una svolta per il sistema produttivo, chiamato a garantire maggiore trasparenza e ad assumere nuove responsabilità in ambito sociale e ambientale. Il terzo deriva dal nuovo Regolamento europeo sul ripristino della natura, che vincola gli Stati membri a ripristinare gli ecosistemi degradati, innescando non solo miglioramenti ambientali ma anche generando nuova e qualificata occupazione, specialmente nelle aree urbane, dove si impone tra l’altro lo stop al consumo di suolo. Il quarto scaturisce dalla riforma della Costituzione, avvenuta nel 2022 grazie anche all’iniziativa dell’ASviS, che introduce tra i principi costituzionali quello di tutelare l’ambiente, gli ecosistemi e la biodiversità anche nell’interesse delle future generazioni, e stabilisce che l’attività economica non può svolgersi a danno della salute e dell’ambiente. La recente sentenza della Corte Costituzionale (n. 105/2024) rafforza questo principio, affermando che la tutela dell’ambiente è un valore assoluto. In questa logica, ASviS propone che la futura legislazione sia sottoposta a una “valutazione d’impatto generazionale”. L’opportunità unica di trasformare il modello di sviluppo dell’Italia in una direzione più equa e sostenibile dipende dalla capacità di agire rapidamente e con decisione oggi.

Le parole di Enrico Giovannini sono state chiare e sono in forte consonanza con quanto sostenuto da Roberto Gualtieri nel Congressi di ALI e nel Festival delle Città: “La sostenibilità non è semplicemente una questione legata all’energia o al clima, risolvibile con interventi marginali o piccoli aggiustamenti nelle politiche pubbliche presentati come trasformazioni epocali, mentre sono spesso espedienti di green-washing e social-washing. La costruzione dello sviluppo sostenibile richiede una visione sistemica e la consapevolezza che ogni ritardo aumenta la portata delle crisi e i costi della transizione. «Coltivare ora il nostro futuro» significa operare adesso, nonostante le difficoltà, per prenderci cura gli uni degli altri e del pianeta di cui facciamo parte attraverso azioni concrete e trasformative, pubbliche e private, orientate ad uno sviluppo pienamente sostenibile. Per riuscirci dobbiamo prendere sul serio gli impegni che sottoscriviamo a livello internazionale ed europeo, gli avvertimenti della scienza, i principi della Costituzione, le aspirazioni delle persone e dobbiamo agire di conseguenza, senza esitazioni, con il senso di urgenza che l’attuale condizione impone”.

Di Marco Filippeschi, Direttore esecutivo di ALI Autonomie locali italiane