Il primo panel dell’Assemblea annuale di ALI è stato dedicato agli Stati Uniti d’Europa e al “Patto dei Sindaci promosso da ALI e Movimento Europeo”. Hanno partecipato Giuseppe Bronzini (Segretario Generale del Movimento Europeo Italia), Elena Piastra (Presidente Ali Piemonte e Sindaca di Settimo Torinese), Massimiliano Presciutti (Presidente Ali Umbria e Sindaco di Gualdo Tadino), Domenico Venuti (Presidente Ali Sicilia, Sindaco di Salemi) e Andrea Marrucci (Presidente ALI Toscana e Sindaco di San Gimignano); a moderare gli interventi Marco Filippeschi (Direttore Ufficio Studi e Analisi ALI).
Ad aprire il dibattito Giuseppe Bronzini, autore di un intervento molto accurato: «Il Recovery Plan ha introdotto una condizionalità fondamentale per gli aiuti ai Paesi europei, connessi alle tre grandi strategie: digitalizzazione economica, transizione ambientale e transizione sociale. Ecco come l’Europa ha già messo in moto diversi e fondamentali passaggi futuri per attuare il grande disegno progressista europeo, degni di una società economicamente e strutturalmente avanzata. Il salario minimo europeo è un altro elemento indispensabile che fa parte del grande dossier.
Purtroppo bisogna ragionare sulle politiche estere, come per il tema dell’immigrazione, che dovrebbe affrontare una certa riforma dei trattati, perché in più soffre di una giurisprudenza lacunosa. Una situazione resa difficile anche dalla situazione politica internazionale, venendo meno l’efficacia di un dialogo costruttivo tra vari enti mondiali.
L’immagine degli Stati Uniti d’Europa può anche guarire lo stato di tossicità del linguaggio spesso adottato dagli Stati, quando si parla del concetto di Nazione, che connota quegli elementi di chiusura e staticità e spesso viene usato al posto del termine ‘Stato’».
Appassionato anche l’intervento di Elena Piastra, che si concentra sullo stato di difficoltà delle fasce giovani: «C’è una cappa di disagio nel nostro Paese, che si percepisce soprattutto tra i più giovani e tra le connessioni della nostra comunità. L’economia europea è evidentemente ferma, al di là delle scelte fatte dai tassi, mentre gli USA continuano a crescere, l’Europa è immobilizzata in una morsa, che ci spinge proprio a ripensarci in chiave europea. I nostri Comuni devono fronteggiare il grande problema ambientale e l’Europa incide anche in questo senso. A volte, però, rischiamo di essere l’ultimo anello sul quale ricadono le scelte altrui. È vero che l’Europa non ha responsabilità diretta sul fenomeno delle migrazioni, ma si può e deve fare di più».
Massimiliano Presciutti è uomo politico dalle idee chiare e non usa mezzi termini per esternare i suoi più accesi timori: «La classe dirigente locale è l’ultimo baluardo rimasto in confronto a una classe dirigente sempre più appiattita al potere. Una possibile risposta democratica a questo appiattimento sta nei territori. È una battaglia di resistenza che abbiamo il dovere civico di portare avanti. Ma anche se sui territori abbiamo enormi difficoltà, ci sono anche grandi opportunità, la capacità cioè di declinare in atti concreti quei princìpi che sembrano lontanissimi, ma in realtà non lo sono. Dobbiamo imparare a parlare non alla pancia, ma alla testa e al cuore delle persone. Dobbiamo reagire con resistenza e resilienza, altrimenti anche l’Europa rischia di diventare nera».
Secondo Domenico Venuti, occorre «concentrarci su una battaglia politica importante che viene dal basso, ma si rivolge ai massimi sistemi amministrativi europei. La gestione del PNRR e delle sue risorse non è stata soddisfacente. Ma non possiamo considerare gli enti locali come solo uno strumento di spesa. L’Europa deve entrare nella carne viva delle persone. Anche con l’IA – prosegue – ci troviamo di fronte a una sfida importantissima, se pensiamo al rapporto con gli USA per la disponibilità di una tecnologia sempre più performante. E gli USA sono in avanti rispetto all’Europa: per un continente leader non è sufficiente. C’è bisogno della creazione di una piattaforma democratica definitiva, la creazione di una cittadinanza europea. La Sicilia è la porta per l’Europa e investire in una regione mediterranea è un fattore sensibile e indispensabile per avere una nuova prospettiva, anche per infrangere i confini con le altre regioni medio-orientali, per spingere l’Italia a tornare protagonista in processi internazionali che abbiamo ultimamente solo visto sfumare».
Ad Andrea Marrucci la chiusura: «Fare della cultura un messaggio di lealtà tra popoli. Rappresentare una città che è patrimonio dell’umanità ci richiama alla responsabilità di essere ambasciatori e costruttori di pace. Senza cultura non esiste la pace, solo così si trova la connessione tra popoli. Oggi vedo tutti i sintomi dell’inizio del Novecento, quei germi che possono tornare in Europa e possono riportare al baratro all’Europa e questo mi crea imbarazzo e indignazione. Ecco perché è fondamentale creare gli stati uniti d’Europa».
Di Stefano Colagiovanni