Dopo oltre 20 anni dalla legge 34, una nuova proposta della pianificazione per il governo del territorio appare quantomai necessaria, ma l’impianto doveva essere redatto secondo principi e tempi diversi rispetto a quelli seguiti dalla Regione Marche per arrivare alla Pdl 217/2023. Per prima cosa ritengo fosse necessaria una maggiore concertazione con gli enti del territorio, Comuni e Province, ma anche con gli ordini professionali e le associazioni di categoria che, invece, è mancata.
Per quanto riguarda le funzioni e le competenze, come sottolineato anche nelle osservazioni proposte dall’Upi, la Pdl ha ridotto e, in alcuni casi, completamente eliminato il ruolo esercitato fino ad oggi dalle Province in materia urbanistica e di tutela del paesaggio, a favore di un accentramento verso la Regione e il Ministero dei Beni Culturali. Un processo di “sussidiarietà al contrario” che contrasta con il dibattito che si è aperto in queste settimane al Governo per un ripristino di alcune funzioni alle Province, che non tiene conto della grande esperienza maturata da questi Enti intermedi negli ultimi 20 anni e che rischia di allungare in maniera incomprensibile i tempi dei procedimenti. A titolo di esempio, si può pensare all’attribuzione di competenze in materia di Vas sugli strumenti urbanistici comunali che non sarà più assegnata alle Province, mettendo così in discussione anche il rapporto di terzietà tra amministrazione procedente e amministrazione competente e dando maggiori funzioni ai Comuni che non hanno personale adeguato per lo svolgimento di tali funzioni.
Poca chiarezza appare esserci anche sul ruolo della Conferenza di Copianificazione e Valutazione interistituzionale (CeVi) che la Regione ha messo al centro della procedura di approvazione della pianificazione. Non si capisce, infatti, se si tratti di un organo tecnico o politico, dato che i diversi commi della Pdl sembrano in contraddizione tra loro quando, da un lato, affidano sia le convocazioni che la presidenza al legale rappresentante dell’ente competente all’approvazione del piano o della variante, dall’altra relativamente alle amministrazioni che possono partecipare alla CeVi, si fa riferimento ai soggetti con competenze in materia ambientale, quindi a figure tecniche. Relativamente alla partecipazione, inoltre, a differenza di quanto si potrebbe evincere dal nome che rimanda a una pianificazione coordinata, alla CeVi partecipano solo i Comuni capoluogo di provincia che possono fornire il loro contributo e dare le proprie osservazioni, escludendo così tutte le altre amministrazioni locali, senza tenere in debita considerazione le diversità e il fatto che nelle Marche ci sono realtà completamente opposte tra loro da nord a sud, dalla costa all’entroterra.
Relativamente ai Piani urbanistici generali (Pug), infine, la Pdl introduce una grande novità che, però, ancora una volta rischia di ripercuotersi negativamente sulle “spalle” dei Comuni. I Pug, infatti, nella componente strutturale non avranno più le previsioni edificatorie di espansione, ma esprimeranno solo vocazionalità senza efficacia conformativa della proprietà e degli altri diritti reali edificatori. Questo aspetto potrebbe avere pesanti effetti sulle entrate finanziarie dei Comuni che non potranno più contare sui contributi connessi con le aree di nuovo sviluppo.
A tutte queste criticità si aggiunge anche un ulteriore aspetto di vaghezza relativo al consumo del territorio, quando al comma 7 della Pdl si parla della “possibilità di consumo di suolo in assenza di alternative”. Come si potrà misurare questa “assenza di alternative”? Un’incertezza che andrebbe anche a stravolgere i dati attuali sull’esatto consumo di suolo nella nostra regione e peserebbe sulle rilevazioni future.
Per tutti questi motivi ritengo che la Pdl 217 debba essere respinta, per poi essere riscritta a seguito di un’adeguata concertazione con i soggetti politici ed economici che operano sui territori.
di Andrea Gentili, Presidente Ali Marche