Certezza nei trasferimenti, massima attenzione al sistema sanitario pubblico, chiarezza sullo sviluppo del Pnrr e sul destino di alcuni progetti già approvati, maggiore attenzione al Sud e ai territori più lontani dalle grandi aree metropolitane. Su questi pilastri si giocherà la credibilità del governo nei prossimi mesi. Temi che da tempo ALI mette al centro dell’agenda e che meritano riflessioni approfondite, ma anche massima vigilanza da parte degli amministratori locali rispetto alle scelte che verranno fatte dall’Esecutivo. Si tratta di sfide fondamentali per i prossimi anni. Anni nei quali serviranno programmazione e preparazione, un binomio sempre più imprescindibile per chi intende mettersi al servizio della propria comunità e del Paese. Serve mettere in campo le migliori strategie per uno sviluppo dei territori armonico e incentrato sulla sostenibilità, e serve farlo con metodo guardando soprattutto ai giovani e alle opportunità che a questi possono e devono essere date. Tutto questo perché la mobilità delle giovani generazioni, da Sud a Nord piuttosto che verso l’estero, possa diventare una scelta e non più un obbligo alla ricerca di migliori condizioni lavorative e di vita.
Il capitolo dei trasferimenti statali è centrale nella vita dei Comuni. La voce che si è alzata forte contro il taglio originariamente previsto nella manovra del governo nazionale ha consentito che quella funesta previsione fosse parzialmente ridimensionata. Sarebbe stato il ‘De profundis’ per gli enti locali, con ricadute pesantissime sui servizi ai cittadini che avrebbero pagato il conto dio tagli scellerati. Meno risorse ai Comuni, infatti, significa inevitabilmente meno servizi per i cittadini e questo per gli amministratori locali è inaccettabile. L’imperativo, comunque, è restare vigili rispetto a valutazioni che sono ancora in corso.
Massima attenzione anche sulla sanità. I dati della Fondazione Gimbe sulle condizioni del sistema sanitario pubblico devono suonare come un campanello d’allarme, soprattutto per il Sud. Il Paese non può permettersi altri tagli, perché colpirebbero le fasce più deboli. Bisogna invece sostenere il sistema sanitario pubblico, che deve restare centrale nell’offerta sanitaria, consentendo comunque ai privati di rappresentare un valido sostegno. Per la sanità sono fondamentali anche le risorse Pnrr che guardano a una medicina territoriale più a misura d’uomo, calibrata al meglio sulle esigenze locali.
La sfida del Piano nazionale di ripresa e resilienza non va soltanto raccolta ma va vinta. La revisione del Pnrr appena approvata dall’Unione Europea pone pesanti interrogativi sui progetti portati avanti dai Comuni con grande convinzione, nonostante le difficoltà che vivono gli enti locali. L’incertezza sul futuro delle opere già finanziate e dei progetti in itinere rischia di generare un clima di sfiducia tra gli amministratori e tra i cittadini, quando invece il Pnrr avrebbe dovuto rappresentare uno straordinario input per la ripartenza dopo il periodo buio del Covid.
Tanti Comuni virtuosi hanno lavorato bene per centrare progetti sulla digitalizzazione della macchina amministrativa, sul sociale, sulle scuole e sugli asili. Un lavoro importante svolto con grande senso di responsabilità verso i cittadini che si aspettano molto dal Pnrr. C’è il rischio di vanificare questo sforzo, con i sindaci lasciati in un limbo: costretti prima a organizzarsi per non perdere i bandi, e ora in attesa di informazioni chiare su come andare avanti. Non bisogna cedere a questo clima di sfiducia. Il Pnrr può ancora rappresentare una leva importante per lo sviluppo del territorio, a condizione che il governo faccia chiarezza e non disperda il buon lavoro fatto finora dagli enti locali.
Bisogna avere contezza di cosa sarà tagliato e di cosa potrà essere recuperato, pretendendo maggiore chiarezza sull’utilizzo di altre fonti di finanziamento, come i fondi Fsc destinati a colmare il gap tra Nord e Sud, sulle quali occorre valutare attentamente la compatibilità dei progetti ai fini della realizzazione effettiva delle opere. Dentro questa sfida, il Meridione deve scrollarsi di dosso quel sentimento di rassegnazione che non produce nulla di buono. Sud può essere sinonimo di efficienza e modernità, lo è già in alcune aree e con alcuni esempi. Si tratta soltanto di mettere a sistema buone pratiche che stanno già dando buoni frutti, restando però ben distanti da rivendicazionismi sterili e fini a se stessi. Al Sud si può fare impresa e si può vivere bene anche nei territori più lontani dai grandi centri urbani, dove i servizi e la qualità della vita possono avere alti standard. Il tutto anche con l’aiuto della digitalizzazione, che permette modelli di vita e lavorativi impensabili soltanto pochi anni fa. Le premesse affinché il Meridione vinca la sua scommessa e cammini sulle proprie gambe ci sono tutte, basta agire nella giusta direzione.
Di Domenico Venuti, Sindaco di Salemi e Presidente ALI Sicilia