Quello dell’Agenda e della sostenibilità è un tema assai caro e sensibile a Comuni, enti locali e amministratori e la Rete dei Comuni Sostenibili, realtà giovane e innovativa, ha saputo dimostrare in brevissimo tempo che progettualità e concretezza nel raggiungimento di obiettivi possano andare di pari passo, verso un miglioramento civico e ambientale generale del nostro Paese.
E proprio questo importante e sentito tema ha concluso in bellezza la prima giornata del Congresso di Ali, con un panel intitolato “L’Agenda 2030 e i Comuni Sostenibili – Ricuciamo l’Italia”.
All’incontro sono intervenuti Pierluigi Stefanini (presidente dell’ASviS), Paolo Martinelli (direzione nazionale ACLI), Chiara Braga (deputata), Marco Filippeschi (coordinatore Comitato Scientifico Rete dei Comuni Sostenibili), Tiziano Baggio (sindaco di Mirano), Maria Rosa Barazza (sindaca di Cappella Maggiore), Massimiliano Presciutti (presidente ALI Umbria e Sindaco di Gualdo Tadino); a coordinare i partecipanti, Cristiano Meoni (vicedirettore vicario de “Il Tirreno”).
Marco Filippeschi ha aperto i lavori, dopo aver presentato la Rete dei Comuni sostenibili e averne descritto i criteri innovativi: «Anche in Europa siamo l’esperienza più all’avanguardia per il monitoraggio volontario. Abbiamo determinato 100 indicatori che toccano tutti gli obiettivi dell’Agenda 2030, calati sul territorio: ambientali, sociali, digitali, trasparenza di partecipazione. Ma la differenza principale di questa forma di monitoraggio è che i Comuni sono i veri protagonisti, finendo con il redigere un’agenda comunale 2030. Questa è un’evoluzione possibile con i sistemi digitali».
Esaustivo anche l’intervento di Pierluigi Stefanini: «Ci sono alcune dinamiche negative che dobbiamo contrastare, per poter estrapolare dell’Agenda 2030 armonia tra persone e condizioni per poter progredire e raggiungere una prospettiva di benessere condiviso. La dimensione territoriale è la scala ottimale per addivenire a questi processi. E non è facile dare credibilità alla dimensione territoriale: c’è il pericolo di non riconoscere il ruolo fondamentale e democratico delle autonomie locali. Dobbiamo creare opportunità sociali, di genere e l’Agenda ci aiuta a misurare con i suoi indicatori, individuare luci e ombre e correggere il processo. Sulla dimensione istituzionale, abbiamo bisogno di convergenza, di complementarietà, di amministrazione condivisa, di costruire una strategia nazionale multilivello tra i vari ambiti istituzionali. È necessario avere maggior trasparenza sugli obiettivi e le modalità scelte per perseguirli. Intensificare le relazioni tra gli amministratori, lavorare per affinare gli indicatori».
Anche Massimiliano Presciutti si è focalizzato sull’importanza degli indicatori, sottolineando come oggi «abbiamo l’opportunità di stilare un rapporto su aspetti concreti, raggiunti. Di lavorare su indicatori che non sono nel libro dei sogni, non solo aiuta a fare di più e meglio, ma aiuta tanti cittadini e imprese nel raggiungere un benessere di comunità finora solo desiderato. Così si può lavorare meglio anche dal basso. Espandiamo la Rete, lavoriamo per migliorare tutto il lavoro che organizziamo in favore della comunità».
La deputata Chiara Braga ha rinnovato il suo impegno verso questi argomenti così fondamentali per valorizzare ancor di più il lavoro svolto dalla Rete: «Ho sempre cercato di condividere un’interpretazione corretta del concetto di sostenibilità, in linea con l’Agenda 2030. L’operato della Rete in questo tempo è prezioso. Anche questo investimento sul metodo del monitoraggio è fondamentale per apprezzare ancor di più il lavoro della Rete. E spero che sia ALI che la Rete trovino il sostegno delle istituzioni. Il tema degli indicatori è delicato: bisogna valutare tanti aspetti, in primis l’impatto dei provvedimenti e degli obiettivi dell’Agenda. È un investimento importante sulle strutture e le competenze. E proprio sulle competenze bisogna investire per rafforzarle, specialmente in relazione al tema del nuovo codice degli appalti: siamo contrari alla scelta degli affidamenti diretti, dato che si rischia l’apertura di infiltrazioni.»
Delicato e misurato, il sindaco Tiziano Baggio ci ha descritto gli obiettivi della “sua” Mirano: «Come andare verso la sostenibilità? Lavorando, per esempio, sulle emissioni di CO2 e stiamo lavorando per ottenere un intervento su tale certificazione, che non copre tutto il concetto di sostenibilità, ma è un inizio virtuoso da cui partire per migliorarsi sempre più. Ma non emettere Co2 non va bene per tutti: perché può essere un problema acquistare un’auto elettrica o montare un fotovoltaico. Allora abbiamo deciso di costituire una comunità energetica, che verrà avviata a partire da aprile. Già il nome ci parla di comunità e ciò costituisce un cambio completo di paradigma, perché chi non è in grado di agire verso la sostenibilità, verrebbe automaticamente tagliato fuori. Non si tratta solamente di comunità energetica rinnovabile, ma in più solidale, come a contribuire alla nascita di altre comunità energetiche. Essere sostenibili significa essere comunità».
E mentre Paolo Martinelli è stato chiaro e conciso sull’importanza della direzione da prendere, marcando come sia «fondamentale il recupero del concetto di amministrazione condivisa, come dovrebbe essere nel terzo settore; ci si confronta insieme e si lavora sulle risposte a tutti i bisogni delle zone più “basse” del territorio», Maria Rosa Barazza si è riallacciata all’analisi sulla Rete, ribadendo che «Le risorse umane e le competenze vanno messe al primo posto. Attraverso il monitoraggio volontario e gli indicatori possiamo conoscere meglio la realtà comunale. Mi sono resa conto che io stessa non conoscevo alcuni aspetti – ha sottolineato –. Raggiungere quei livelli di sostenibilità è fondamentale. La Rete è foriera di buone pratiche e anche con questo un piccolo Comune può essere aiutato. Io credo che è dal basso, dai Comuni piccoli, che si può attuare un gran cambiamento e valorizzare il principio di solidarietà di cui tanto si è discusso oggi».
L’intervento conclusivo di Filippeschi ha confermato che non ci sono dubbi sulla strada da percorrere con convinzione sempre maggiore: «Sì, un percorso dal basso è fondamentale. E c’è da dire che questo tema è legato a una forte valenza politica, che dovrebbe coinvolgere anche chi si trova negli altri schieramenti, senza alcuna distinzione. Bisogna arrivare a creare contraddizioni positive, che coinvolgano idee e voglia di mettersi in gioco. Siamo una Rete di Comuni e rivendichiamo una strategia che parta dal basso, ma orientata sempre a risolvere problemi».