Le scuole sono ripartite e quest’anno l’emozione del primo giorno assume un significato speciale. Per tanti bambini, ragazze e ragazzi, insegnanti e famiglie ed anche per molti di noi sindaci e assessori.
Dopo anni difficili, durante la tremenda stagione del Covid, siamo stati chiamati ad una sfida inedita. Fermare la scuola in presenza, farla ripartire tra le tante restrizioni, è stato uno dei passaggi più difficili affrontati in questi anni dal paese. Abbiamo forse capito meglio il senso profondo di alcuni valori nel gestire il Covid, nel gestire la scuola italiana durante il Covid. Abbiamo constatato che a volte collaborare è meglio che competere, che la complessità non può essere affrontata con risposte emotive e semplicistiche. Abbiamo capito che ogni giorno la bellezza sta insieme al dolore. E guardando negli occhi i nostri ragazzi abbiamo compreso la drammatica situazione che ha investito il loro percorso formativo.
Per questo la ripresa scolastica nel settembre del 2022 assume un significato epocale e in una certa misura un segno di speranza in un mondo sempre più complesso.
La riapertura dei nidi e delle scuole d’infanzia ci ripropongono l’esigenza non più procrastinabile di un paese che non investe abbastanza per far crescere cultura e servizi per l’infanzia. Investire su una educazione di qualità fin dai primi anni di vita dei bambini è la condizione basilare di una società che aspiri alle pari opportunità e a consentire a ogni bambino italiano di dispiegare al meglio il proprio talento.
Servono investimenti importanti. Il PNRR con il governo Draghi ha compiuto un passo epocale per la realizzazione della più grande rete di nidi e scuole mai costruita. Ma servono anche risorse per la gestione, per la crescita dei profili professionali, per l’abbattimento delle rete che consenta di facilitare l’accesso ai servizi educativi a tutte le famiglie. Un sistema misto e integrato, tra pubblico e privato, che implementi la scolarizzazione nello 0-3 e nello 0-6 e allinei l’Italia ai migliori standard europei. Ma non di meno ha importanza il ruolo della scuola primaria, secondaria, fino alla crescita stessa dell’Università italiana.
Investire sul sapere, sulla conoscenza, significa investire su un più alti livelli di civiltà e di qualità della vita delle generazioni future.
Il Covid ci ha consegnato problematiche nuove nella gestione del disagio adolescenziale. Fenomeno diffuso e presente in tutti i centro urbani italiani. Anche in questo caso la relazione tra agenzie educative, famiglie, operatori culturali e sociali e più in generale la comunità delle città diventa strategia fondamentale di prevenzione e crescita. Una grande “Comunità educante”, basata su solide “alleanze educative” è la strada di una strategia innovativa che metta a sistema gli sforzi e gli investimenti per il futuro dei nostri ragazzi.
Avremo sempre ogni giorno problemi da affrontare, ma avremo fatto la nostra parte se metteremo tutto l’impegno per una scuola migliore, una scuola di qualità perché non ci e altra strada più importante di quanto lo sia l’investimento forte su Educazione.
*di Luca Vecchi, Sindaco di Reggio Emilia, delegato Scuola e Politiche educative di ALI, Presidente regionale ANCI