“L’Italia è, per antonomasia, il Paese della bellezza, delle arti, della cultura. Così nel resto del mondo guardano, fondatamente, verso di noi.
La cultura non è il superfluo: è un elemento costitutivo dell’identità italiana.
Facciamo in modo che questo patrimonio di ingegno e di realizzazioni – da preservare e sostenere – divenga ancor più una risorsa capace di generare conoscenza, accrescimento morale e un fattore di sviluppo economico. Risorsa importante particolarmente per quei giovani che vedono nelle università, nell’editoria, nelle arti, nel teatro, nella musica, nel cinema un approdo professionale in linea con le proprie aspirazioni”.
Così Il Presidente Sergio Mattarella nel giorno del giuramento del suo secondo mandato.
Basterebbero queste parole per descrivere il perché degli Stati Generali della Bellezza promossi da ALI.
Un appuntamento nel cuore dell’Italia, per parlare delle politiche di promozione culturale e turistica, determinanti per la crescita e lo sviluppo dei territori, al quale parteciperanno sindaci, assessori, competenze dei settori interessati ed operatori economici.
Un appuntamento che si tiene non a caso a San Gimignano, una delle realtà tra le più simboliche d’Italia quando si parla di cultura e di turismo. Una Città, Patrimonio Mondiale dell’Umanità dal 1990, che è un formidabile concentrato di eccellenze italiane. Qui si fondono storia, tradizione, arte, cultura, enogastronomia con punte di assoluta qualità nel campo della viticoltura.
Cultura e turismo sono due pilastri su cui impostare la ripresa post pandemica e programmare azioni di resilienza, in coerenza con il PNRR che, nei fatti, dedica al solo settore della cultura 7 miliardi di euro.
Entrambi i settori sono stati duramente colpiti dalla pandemia. Un impoverimento non solo economico per chi vi opera, ma per tutti noi. Perché non si può vivere senza arte e bellezza, non si può vivere senza il desiderio di scoperta dell’altro e di altri mondi con cui entrare in relazione.
Il ritorno della guerra in Europa, con l’immagine simbolo del Teatro di Mariupol distrutto dalle bombe, oltre a ricordarci la continua necessità di protezione del patrimonio culturale mondiale, ci richiama, come la pandemia, ad un cambio di paradigma per il nostro imminente futuro in cui tornino centrali il multilateralismo, la pace come valore universale (precondizione di prosperità e sviluppo culturale), la lotta alle disuguaglianze e alle povertà educative, lo sviluppo sostenibile in equilibrio con il pianeta.
Noi siamo convinti che la cultura, le arti, i saperi, la creatività e un turismo culturale sostenibile, come nella nuova recente definizione della UE, debbano essere i pilastri non solo per la ripartenza, ma anche per uno sviluppo duraturo del nostro Paese.
Da questo punto di vista il 2022 è un anno importante.
Per quanto riguarda la cultura, a fine Settembre l’UNESCO promuove la World Conference on Cultural Policies e Sustainable Development. L’appuntamento mondiale stabilirà una visione comune delle politiche culturali, convergendo su alcune priorità come quella di una cultura basata sul rispetto dei diritti umani, della diversità culturale, sulla protezione internazionale del patrimonio, sul sostegno e lo stimolo alle industrie creative, sulla cultura come parte integrante degli obiettivi di sostenibilità al 2030.
Per gli Stati membri, tra cui l’Italia, un’occasione da non perdere per portare il proprio contributo.
Di fondamentale importanza poi, a Novembre, le celebrazioni a Firenze dei 50 anni della Convenzione di Parigi del 1972 per la protezione del patrimonio culturale e naturale dell’umanità.
A proposito di UNESCO uno dei temi che affronteremo a San Gimignano è la necessità di un tagliando alla Legge n.77/2006, per rendere i siti stessi sempre più in grado di conservare e valorizzare i beni che sono chiamati a custodire e che sono, come recita la legge, punti di eccellenza ed elementi fondanti della rappresentazione del nostro Paese, anche a livello internazionale, che meritano però strumenti, azioni e risorse dedicate.
Quest’anno trova piena applicazione anche il nuovo Bauhaus europeo, che arricchisce il Green Deal europeo di una dimensione culturale e creativa, per dimostrare come l’innovazione sostenibile possa offrire esperienze concrete e positive per la nostra vita quotidiana. L’Italia può giocare un ruolo da protagonista, laddove il nuovo Bauhaus europeo mira proprio a creare un nuovo stile di vita in sintonia con la sostenibilità, combinando la visione del Green Deal europeo con un cambiamento che migliori la vita quotidiana e sia davvero tangibile e sperimentabile dalle persone: negli edifici, negli spazi pubblici, nella moda o nell’arredamento.
Nella due giorni sangimignanese ci muoveremo su di un sentiero mediano rispetto alle due polarità di chi dice o pensa che non la cultura non si mangia, evidentemente non avendo ascoltato il Presidente della Repubblica, e di chi afferma che la cultura sia solo conservazione e non anche valorizzazione, di cui certamente la conservazione è sempre il primo passo, considerando come la peste eventuali coinvolgimenti di privati. Oggi tutela e promozione vanno di pari passo, come ci chiede la Costituzione. Dove non c’è spazio per alcun tipo di contrapposizione: cultura e turismo, ad esempio, non devono essere le due facce contrapposte di una stessa medaglia.
Attrazione dei giovani attraverso la lettura e il digitale, collaborazione pubblico- privato, industrie creative, lotta alla povertà educativa, turismo culturale sostenibile, rigenerazione di spazi urbani in chiave ecologica e culturale sono solo alcuni dei temi con i quali si deve confrontare la capacità riformatrice del nostro Paese.
Sul fronte del turismo l’Italia dà segnali di ripresa, come riportato anche dalla recente indagine di Eni sul ricettivo, nonostante le tensioni internazionali. Le previsioni delle presenze di clientela nelle strutture per il 2022 sono piuttosto in linea con i livelli pre-pandemia.
Occorre allora superare dibattiti stereotipati su cui eravamo concentrati pre-pandemia, come sull’overtourism, che abbiamo visto può passare in un attimo allo “zero-tourism”, mettendo in campo soluzioni di lunga durata, programmazione dei flussi, tecnologia digitale e uso dei big data, puntando sulla qualità, sulla sostenibilità, sul territorio e sull’esperienzialità come elementi imprescindibili.
Se, come nel campo culturale nell’epoca della globalizzazione è diventato decisivo per ogni paese investire in conoscenza, formazione e cultura, allo stesso tempo nel settore turistico si è diversi se si resta unici, con un approccio green e valorizzando le caratteristiche e le eccellenze non riproducibili dei nostri territori. Si mettano in campo dunque strumenti nuovi, i Sindaci ad esempio li chiedono per i centri storici, si usi il digitale per programmare i flussi, si favorisca la disinitermediazione dalle OTA che lucrano vendendo i “nostri” territori senza lasciare niente al territorio: un tentativo questo, ne siamo consapevoli, eticamente virtuoso quanto praticamente difficile.
Ma dobbiamo provarci. E per farlo l’Italia deve stare là dove si fanno le politiche, come ad esempio in vista della presentazione dell’Agenda Europea per il turismo 2030/2050, per la quale la Commissione UE ha lanciato un processo collaborativo con tutti gli stakeholders dell’ecosistema per il turismo, presentando il Tourism Transition Pathway (TTP). Un rapporto che descrive le misure e le azioni necessarie per accelerare le transizioni verdi e digitali e migliorare la resilienza dell’ecosistema turistico.
Vale anche per il settore dell’enoturismo, fondamentale per la nostra economia e per la nostra cultura alimentare, che vede nel 2022 l’Italia ospitare la6^ Global Conference in Wine Tourism in settembre ad Alba: un’opportunità unica per tutto il settore dell’enoturismo di lavorare insieme per trovare soluzioni concrete e andare verso un futuro più sostenibile, inclusivo e resiliente per tutte le comunità rurali. Ma un settore culturale ed economico fortemente esposto, che va difeso e presidiato, quando a fine anno la Commissione Europea formalizzerà la proposta di etichettatura dei prodotti alimentari. Ne va davvero della nostra cultura e del nostro turismo.
Infine, nell’ottica del turismo culturale sostenibile, il turismo si salva se la sua impronta è sempre più green ma anche se si preserva la tipicità di tanti nostri centri storici, contro l’omologazione commerciale, puntando su decoro, la vivibilità e l’identità dei luoghi. Servono più e nuovi strumenti a tutela dei centri storici, fermando la deregulation del commercio. Chiediamo più poteri ai Sindaci per una pianificazione che tuteli qualità, tradizione e lavoro, oltre a norme nazionali per un freno agli affitti commerciali che producono omologazione commerciale e favoriscono solo la rendita immobiliare passiva.
Come si vede sono tante le ragioni per partecipare agli Stati Generali della Bellezza organizzati da ALI e tante le problematiche da affrontare. A noi la bellezza del confronto e di provare ad immaginare, insieme, proposte condivise.
*di Andrea Marrucci, Responsabile ALI Cultura e Turismo e Sindaco di San Gimignano