Ricordiamo ancora tutti la mobilitazione di ANCI e di ALI Nazionale, la scorsa estate, sul tema della responsabilità dei sindaci, io non posso certo dimenticarla perché uno degli episodi che ci avevano mosso in modo così corale riguardava la sottoscritta: un bambino si era schiacciato il dito in una porta tagliafuoco, fortunatamente senza riportare lesioni permanenti, ed io, in qualità di sindaca, venivo indagata, perché omettevo “di interporre un dispositivo atto a impedire la chiusura automatica della porta tagliafuoco”.
Al di là del fatto che, nel merito, ho sempre ritenuto e continuo a ritenere che “mettere un fermo” in una porta tagliafuoco sia un reato, aveva fatto scalpore l’avviso indirizzato a me e, proprio grazie all’aiuto di ANCI e di ALI, ne abbiamo fatto un caso nazionale, per dimostrare che il tema della responsabilità dei sindaci va disciplinato e non può essere lasciato alla mercè delle interpretazioni della magistratura.
Che un bimbo in una scuola si schiacci il dito in una porta può accadere in ognuno dei nostri Comuni, e statisticamente accade in ogni sindacatura, quinquennale o decennale, la domanda è se sia corretto un sistema che preveda un avviso di garanzia al sindaco, solo in quando legale rappresentante dell’Ente.
Dobbiamo domandarci, se non vogliamo che la carica di sindaco sia assegnata come esecuzione di una pena, se di quanto accade possa ritenersi responsabile in sé il primo cittadino, quando le norme degli ultimi trent’anni sono chiare nel distinguere in modo netto gli atti di indirizzo politico ed amministrativo, appannaggio del sindaco e degli organi collegiali, da quelli di gestione (amministrativi, tecnici, organizzativi, di spesa), che competono ai dirigenti o alle figure apicali dei nostri enti.
Occorre chiedersi altresì se sussista una “responsabilità oggettiva” dei sindaci, ritenuti responsabili senza che possano essere addebitati loro colpa o dolo. Circostanza che tuttavia contraddice anche i principi posti alla base del Codice Penale, perché la responsabilità penale è personale ed i casi in cui per responsabilità oggettiva i fatti vengono ascritti ad un soggetto, senza colpa o dolo di costui, sono eccezionali e determinati dalla legge.
Non dobbiamo separare la responsabilità dalla funzione, ma accoppiarle in modo ragionevole. Nessuno chiede l’immunità per i reati, lo abbiamo scritto e detto tante volte: non si invoca uno scudo penale per tutti quei comportamenti ai danni della cosa pubblica per i quali servono anzi pene severe, penso al peculato, alla malversazione, alla concussione, così come all’utilizzo della propria carica per dispensare favori agli amici o ai parenti o per praticare la raccomandazione, che resta un crimine sociale, personalmente in questi casi mi sentirei di invocare l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Il punto è un altro e non possiamo chiudere gli occhi. Serve estendere le tutele giuridiche dei sindaci (abbiamo ricordato in questi frangenti che anche le assicurazioni ce le paghiamo di tasca, perché altrimenti è danno erariale!) e serve circoscriverne le responsabilità, perché la legge non può gettare nella costernazione amministratori che non possiedono il dono dell’ubiquità e serve infine una visione equilibrata dei fatti e del giudizio, con interpretazioni di alto profilo.
Per questo, al di là della circostanza che i fatti che mi riguardano siano avviati verso l’archiviazione, continuo a ribadire che disciplinare le responsabilità dei sindaci con una normativa ad hoc è urgente e doveroso: bene che si inizi con l’abolizione dell’abuso d’ufficio, ma che si vada fino in fondo.
Tutte le forze politiche che siedono in Parlamento si sono impegnate nei momenti della nostra protesta a modificare ed integrare la norma, ora noi stiamo attendendo: non ci bastano più le pacche sulle spalle, non è sufficiente che ci venga data ragione quando accadono fatti come questi (e continuano ad accadere), occorre che il Legislatore metta mano a questo territorio senza delimitazioni, quello delle responsabilità dei primi cittadini, e ne definisca il perimetro, altrimenti troveremo sempre meno candidati disposti a giocare su un terreno insicuro e senza confini.
*di Stefania Bonaldi, Sindaca di Crema