Dopo anni di spending review, tagli drastici alle risorse e al personale, tetti di spesa, blocchi del turn over e dei concorsi pubblici, e chi più ne ha più ne metta, il Pnrr arriva come una grande occasione per riprogettare il nostro Paese, dare ossigeno ai nostri territori e alle nostre città, per un cambiamento radicale verso una maggiore sostenibilità, ridurre o eliminare le disparità tra realtà rurali e urbane, aiutare aree svantaggiate a rinascere. Sarà utile metterci tanto impegno e progettazione, immaginare nuovi modelli di sviluppo e saremo chiamati a realizzarli, ripensare modelli di vita e di distribuzione ed erogazione dei servizi, rendere la vita dei cittadini migliore in termini qualitativi. E questo grazie alle ingenti risorse che ora abbiamo, arrivate dopo anni di spinta al risparmio delle risorse pubbliche.
Serve una bussola. Il Paese, ora, ha bisogno di essere amministrato. C’è bisogno di lavorare e di velocizzare, di abbattere la burocrazia, di occuparci dei tempi e dei modi per raggiungere gli obiettivi. E dobbiamo farlo tutti insieme, perché il tempo non è alla nostra parte. La politica deve allora essere la prima a capirlo, nell’interesse generale del Paese e dei suoi cittadini, e a questo deve adeguarsi. Potremmo rimandare dunque a tempi maggiormente appropriati il dibattito sulla prossima elezione del Presidente della Repubblica, concentrandoci su cosa serve all’Italia in questo momento: raggiungere gli obiettivi del Pnrr nei tempi stabiliti, per non trovarci domani a dover restituire le risorse europee. Quello sì sarebbe difficile da spiegare agli italiani.
Occorre unire e fare squadra. Occorre governare e amministrare il Paese. Possiamo unire le competenze che l’Italia ha sparse in tutto il suo territorio, le grandi capacità dimostrate in questi anni dagli amministratori (anche nell’affrontare sfide drammatiche come una pandemia, non ancora chiusa), aprirsi alle menti migliori e alla grande voglia di partecipazione e di speranza che c’è nel Paese, lavorare insieme da punti diversi ma con in testa un unico obiettivo. Draghi può sicuramente essere la bussola che accompagna l’Italia verso una nuova fase di rinascita, è in grande sintonia con i Sindaci e il mondo delle autonomie. Il governo sta portando avanti riforme importanti che i sindaci aspettavano da tempo e che sono il giusto riconoscimento del lavoro che portano avanti giorno dopo giorno sul territorio per i tenere unito il Paese e le comunità. Protagonisti della vita politica e istituzioni di prossimità, i sindaci hanno un ruolo indispensabile e insostituibile nell’attuazione del Pnrr, perché le risorse che si tradurranno in cambiamenti e innovazione dovranno per forza di cose ‘cadere a terra’ e saranno i Comuni ad avere grandi responsabilità, ancora una volta. Occorrono velocità e semplificazione, ma servono subito le riforme necessarie per permettere a chi sarà chiamato a concretizzare opere e progetti del Pnrr di lavorare secondo i tempi giusti, perché procederemo con un calendario molto stretto e non possiamo permetterci di perdere questa partita.
Il prossimo 24 novembre, a Roma, nella Sala della Protomoteca in Campidoglio, si terrà il Consiglio nazionale aperto di ALI per fare il punto, insieme a tanti sindaci e amministratori locali, sulla riforma del T.U.E.L. e sulle norme che riguardano i sindaci. Ci sono riforme indispensabili e non più rinviabili che i primi cittadini chiedono per poter lavorare bene e in serenità, come la riforma del reato dell’abuso d’ufficio, o interventi normativi per colmare la forte carenza di figure professionali negli enti locali, o nuove norme su regole e responsabilità dei sindaci. La riforma del Testo Unico degli Enti Locali sarà decisiva in questo senso, perché aiutando gli amministratori locali a lavorare in condizioni migliori si aiuterà il Paese, soprattutto se sul tavolo ci sono miliardi da investire e spendere per far rinascere la nostra Italia.
*di Matteo Ricci, Presidente nazionale di ALI e Sindaco di Pesaro