Dall’Assemblea Ali di Bologna le richieste dei Comuni a Governo e Parlamento
Abbiamo dedicato l’Assemblea nazionale di ALI di quest’anno al tema della “velocità”. Abbiamo discusso per due giorni, Governo ed enti locali, sulle risorse europee che arriveranno e sulle riforme che servono all’Italia per non perdere la grande occasione storica che abbiamo di fronte e far rinascere il Paese. Il 13 luglio è arrivata anche l’approvazione da parte dell’Ecofin del Pnrr italiano, il via libera definitivo che permetterà alla Commissione Europea di erogare i primi fondi già entro luglio. Nei prossimi anni verranno investiti in Italia 191,5 miliardi di euro, per aiutare a ricostruire l’economia, renderla più verde, digitale e pronta al futuro. La velocità è e sarà determinante per il successo di questa grande sfida.
All’Assemblea ALI molti sindaci e amministratori locali sono intervenuti chiedendo a gran voce che i Comuni siano nella cabina di regia del Recovery proprio perché il 60% dei fondi ricadrà direttamente o indirettamente sugli enti locali. La loro esclusione dalla cabina di regia non ha senso, se vogliamo davvero realizzare gli obiettivi del Piano. L’auspicio è che il Governo cambi registro su questo tema, altrimenti l’Italia non sarà in grado di cogliere l’occasione storica del Recovery Fund. Con le norme attuali, infatti, nel nostro paese per fare un’opera da un milione di euro ci vogliono di media cinque anni, e per fare un’opera da 100 milioni ce ne vogliono 15. Questo perché il codice degli appalti non funziona, tanto che siamo continuamente in deroga, e ci sono procedure troppo lunghe. Occorre senza indugio ridurre ulteriormente il numero di pareri e i tempi, anche perché non possiamo consultare tutti quegli enti nelle conferenze dei servizi. E occorre altresì, con altrettanta urgenza, limitare il potere delle soprintendenze. Per questo e per molti altri motivi è urgente il coinvolgimento dei Comuni, o si arriverà al commissariamento del Pnrr se non si riuscirà a realizzarlo. Ma questa sarebbe una sconfitta per la democrazia, perché passerebbe l’idea che per fare le cose in questo paese bisogna mettere da parte le regole e procedere in maniera straordinaria. Al Paese serve velocità, perché la velocità è democratica, e i sindaci lo sanno bene.
Ma c’è un altro tema che ci sta a cuore, e che viaggia assieme al tema della velocità, della semplificazione e della sburocratizzazione, ed è il tema della giustizia e della responsabilità degli amministratori.
Abbiamo voluto aprire l’Assemblea di Bologna con gli interventi di due sindaci simbolo di questa fase storica che vede i sindaci italiani stretti tra l’impegno che il loro ruolo richiede e la difficoltà nello svolgere il loro mandato: Stefania Bonaldi e Simone Uggetti, la sindaca di Crema indagata perché un bambino si è schiacciato un dito in una porta dell’asilo, e l’ex Sindaco di Lodi arrestato nel 2016 e poi assolto quest’anno.
Occorre una seria presa di coscienza da parte del Parlamento e del Governo sul nostro ruolo e un rapido intervento da parte del Legislatore, perché i sindaci non possono rischiare ogni giorno, per un atto che firmano o per una delibera che votano, né dal punto di vista penale né dal punto di vista erariale. Sia chiaro, i sindaci non chiedono l’immunità, ma solo serenità, serenità di poter svolgere il lavoro per cui siamo stati scelti e votati da tanti cittadini e per cui lavoriamo h24, sempre in prima fila.
Il caso Uggetti dimostra ancora una volta che la Legge Severino non ha senso. Uggetti è stato assolto in appello: se anche lui non si fosse dimesso, con la Severino dopo la condanna di primo grado sarebbe comunque caduto. Così come è necessario riflettere anche sull’abuso di ufficio. Non si può andare avanti così: per come è configurato, l’abuso d’ufficio deve essere abrogato, o anche modificato, ma non può rimanere lo stesso perché altrimenti non avremmo più serenità nel fare il nostro mestiere. Lo stesso vale per la norma che impedisce ai sindaci di candidarsi in Parlamento se prima non si dimettono dalla loro carica, facendo commissariare il Comune. È una norma incostituzionale, perché mina il principio di uguaglianza, visto che chi ricopre altre cariche non è invece tenuto a farlo. Pertanto, o si cambia questa norma o significa che il Parlamento ha paura dei sindaci. E un Parlamento che ha paura dei sindaci è un Parlamento non rappresentativo del popolo italiano. I sindaci sono quel pezzo di Stato che più di altri conosce il territorio e le esigenze della collettività, sono il baluardo della democrazia, e chiedono solo di poter lavorare con serenità, al servizio del Paese.
Fondamentale sarà anche pensare di istituire un green pass per partecipare alla movida nelle città nei prossimi giorni e mesi, perché ripartire significa non chiudere più. E tenere chiusi i locali non risolve, i sindaci hanno ben chiaro questo problema. Occorrerà dunque controllare la movida seriamente e una volta per tutte (anche perché se scoppia un focolaio in una città, poi sappiamo già di chi è la colpa). Se vogliamo affrontare l’estate con serietà, e pensare al futuro del Paese, l’idea di utilizzare il green pass, in questa fase per entrare in quei luoghi di città dove l’aggregazione e l’assembramento sono impossibili da controllare, è l’unico strumento da valutare. Può essere un incentivo per chi vuole divertirsi e non si è ancora vaccinato, o per incentivare i cosiddetti “Ni vax”, coloro che stanno prendendo tempo pur non essendo ideologicamente contrari ai vaccini, gli indecisi.
Ora dobbiamo pensare alla ripresa, a riaprire le attività economiche, a garantire la scuola in presenza e in sicurezza, a creare lavoro, a spendere le risorse del Recovery. Una quarta ondata sarebbe devastante per la ripresa economica oltre che per la salute pubblica. La vaccinazione è la grande arma che abbiamo e che dobbiamo usare, è questo l’appello dei sindaci.