Pnrr, Gelmini: per attuarlo serve il turbo. Decaro: assegnazione diretta fondi a comuni e più personale
“Nel Pnrr abbiamo fatto nostro il mantra della velocità, abbiamo per la prima volta previsto di penalizzare i ‘frenatori’ che si annidano nella pubblica amministrazione come nella politica e di premiare i virtuosi e chi fa. Per questo io credo sia doveroso che sia previsto uno scudo per i sindaci che si assumono di fronte ai propri cittadini impegni concreti”. Ad aprire il tavolo su “Velocità e istituzioni locali” è intervenuta la Ministra per gli Affari Regionali e le Autonomie Maria Stella Gelmini, che ha sottolineato quanto la sfida della velocità, a cui l’Assemblea ALI di Bologna è stata dedicata, sia “un tema quanto mai azzeccato. Pur con tutte le difficoltà che ci sono state – ha spiegato durante il suo intervento Gelmini – , dobbiamo alla forte accelerazione che è stata data alla campagna vaccinale se oggi possiamo guardare con maggiore ottimismo al futuro, se possiamo contare di resistere alle varianti attuali e prossime del virus, se totalizzeremo in questi due anni un recupero in termini di Pil che forse posizionerà il Paese ad un livello più alto di quello pre-Covid. E, consentitemi di dirlo – ha aggiunto Gelmini – veloce è stata l’azione del governo anche su altri settori. In poco più di tre mesi abbiamo riscritto il Pnrr, varato le prime due riforme strategiche semplificazioni e Pa, stanziato con i due decreti sostegni 70 miliardi di euro. Ora tuttavia abbiamo un impegno ancora più sfidante: per attuare il Pnrr nei cinque anni previsti occorrerà mettere il turbo, non basterà andare veloce. E in questo il vostro contributo, il contributo degli enti locali e delle Regioni, sarà fondamentale”.
Al dibattito non è mancato un piccolo match tra la Ministra Gelmini e il sindaco di Bari Antonio Decaro, Presidente dell’ANCI, in merito ai finanziamenti diretti ai Comuni e il personale per spendere bene le risorse, richieste avanzate al Governo dai Comuni italiani che, su materie di competenza diretta degli enti locali, vedranno confluire almeno 43 miliardi del Recovery Plan. “Siamo convinti che i Comuni saranno i
principali attuatori del Pnrr, nei momenti bui del nostro Paese la storia ci insegna che la ripartenza è venuta dalle municipalità e dalle comunità che amministriamo, e lo dice anche una statistica della presidenza del Consiglio dei ministri e la relazione della Corte dei conti del 2019, secondo cui i Comuni sono i maggiori investitori dello Stato – attacca Decaro –, nel senso che spendono il 25% delle risorse per le opere pubbliche, motivo per cui avevamo già chiesto delle semplificazioni”.
Decaro ha sottolineato che i temi di attualità oggi “se davvero vogliamo raggiungere l’obiettivo di spendere entro il 2026 queste risorse importanti che storicamente non abbiamo mai visto sono due: le procedure per l’assegnazione delle risorse da una lato e dall’altro lato il personale per trasformare quei progetti e quelle linee del Pnrr in attività e opere concrete” Per questo, incalza Decaro, “chiediamo, dove si potrà fare, un’assegnazione diretta delle risorse attraverso l’utilizzo della Conferenza unificata. Non vogliamo ‘saltare’ le Regioni ma non ci sembra nemmeno giusto che tra decreti interministeriali, procedura di assegnazione dei fondi alle Regioni, bandi di gara che queste devono fare e che poi sono inficiati da ricorsi, i Comuni restino col cerino in mano ricevendo le risorse quando è troppo tardi per spenderle”. Quindi soprattutto su materie di competenza dei Comuni, “vogliamo poter procedere in maniera più spedita”. Del resto, ha detto ancora il primo cittadino di Bari, “abbiamo già dimostrato che ci sono dei casi in cui è possibile un’assegnazione diretta in Conferenza unificata e senza saltare la legittima programmazione delle Regioni e dei Ministeri: lo abbiamo fatto con i centri estivi l’anno scorso e quest’anno, se utilizziamo i vecchi metodi, questi centri li vedremo aperti non in estate ma nell’inverno di due anni dopo”. Insomma, dice Decaro, non è sempre necessario attivare un decreto interministeriale.
Sull’assegnazione diretta dei fondi il ministro Gelmini ha replicato: “Capisco la volontà di fare presto e di togliere dei passaggi, ma se una tipologia di programmazione è in capo alle Regioni e tu non tieni conto di questo allora sì che poi ha un’impugnativa. Si rischia di saltare un passaggio per poi incastrarsi nel contenzioso”. Pertanto, prosegue Gelmini, “nessuno di noi vuole perdere tempo e passare da un centralismo statale ad uno regionale, ma mi sento di rassicurare che le competenze dei Comuni saranno rispettate e si cercherà di saltare tutti i passaggi possibili”. Tuttavia, “alcune competenze sono in capo alla Regioni dal punto di vista della programmazione e quindi lì o ci si muove dentro una leale collaborazione o si pensa di accelerare ma si torna indietro”.
Luca Vecchi, sindaco di Reggio Emilia e presidente dell’ALI regionale, nel suo intervento ha rimarcato sulla semplificazione perché “o c’è la capacità di produrre una innovazione epocale da questo punto di vista o è impossibile che il Recovery sia a terra nel 2026″. La semplificazione però, “ha una razionalità nell’equilibrio istituzionale tra poteri e nella serenità degli amministratori locali, perché se si semplifica ma poi volano avvisi di garanzia non si va da nessuna parte”.
A chiudere il panel sulla Velocità e Istituzioni Locali, Cristina Maltese, già nella task force del Pnrr dell’ex governo Conte e ora nel gruppo per l’attuazione Pnrr, che ha sottolineato come nella fase di genesi del Pnrr siano arrivate tante proposte soprattutto dalle città metropolitane e la linea è stata quella di individuare le linee strategiche espresse nei progetti presentati dagli enti locali per individuare gli interventi del Pnrr. “Possiamo affermare – ha detto Maltese – che per l’80 per cento le componenti delle missioni sono state espresse dagli enti locali. Il Pnrr rappresenta una grande opportunità per modernizzare il nostro paese. È evidente – ha continuato Maltese – che l’attuazione degli interventi richiede una capacità di pianificazione integrata da parte dei comuni. È necessario sostenere questa pianificazione integrata ed in questo possono avere un ruolo le associazioni di enti locali. La dote che lascia il Recovery – ha concluso Maltese – è quello di modernizzare il Paese, renderlo più verde e più coeso, ma soprattutto rafforzare la capacità amministrativa.