Strategie per i piccoli comuni a fortissima vocazione turistica
Nella crisi sanitaria ed economica causata dal covid19 dopo imprese, lavoratrici e lavoratori, studentesse, studenti e famiglie c’è la crisi, non solo finanziaria, di tanti comuni. E tra questi, in modo forse più marcato di altri, c’è la crisi dei piccoli e medi comuni turistici le cui entrate dipendono molto, direttamente o indirettamente, dai flussi turistici, dall’ospitalità alla cultura, dall’enogastronomia all’agricoltura passando per l’industria del wedding, dal termale al balneare fino alla montagna.
Il turismo è il settore che più di tutti ha sperimentato quanto sia forte il legame tra questione economica e questione sanitaria. E quanto sia importante investire nella relazione con l’autenticità del territorio.
Per questi motivi l’anno scorso, da San Gimignano, abbiamo lanciato un appello al Governo per “Salvare i gioielli turistici d’Italia”, un appello che ha unito oltre cinquanta amministrazioni con le stesse caratteristiche da nord a sud, da Barolo a Gibellina, da Pula a Iseo, da Portofino ad Amalfi, da Pollica a Diamante solo per citarne alcune.
Avevamo intuito che qui le conseguenze economiche del covid sarebbero state di maggiore impatto. Le nostre città, infatti, con le loro eccellenze sono volani per interi distretti turistici, vallate e comprensori, in grado di generare ricchezza e indotto anche oltre i propri confini comunali.
Comuni spesso eccellenze nell’agroalimentare, denominazioni di punta nel comparto vitivinicolo italiano, straordinari custodi di tesori e capolavori che dalla Magna Grecia, passando per Etruschi, Romani e Medioevo, arrivano fino al Rinascimento e al contemporaneo.
Siamo, in alcuni casi, anche patrimonio mondiale dell’Umanità, inseriti nella lista stilata dall’Unesco, così come in altri casi siamo ‘città slow’, del vino e dell’olio, oppure abbiamo conseguito la ‘bandiera arancione’ o la ‘bandiera blu’.
Siamo comuni piccoli e turistici che hanno creato nel tempo, attraverso la cura della propria terra, della propria campagna, del proprio paesaggio, del proprio mare e della propria montagna, oltre che della propria storia e dei propri paesi, piccole patrie della qualità e dell’accoglienza per un turismo più consapevole.
Per questo, mentre ci candidiamo in questa ripartenza ad essere protagonisti di una nuova economia di prossimità, in senso territoriale, e di un nuovo turismo più sostenibile, attento e consapevole che trovi in noi una destinazione turistica unica e sicura, siamo anche pronti a sperimentare un nuovo “galateo dell’ospitalità.
Ma serve che lo Stato e il Governo non ci lascino soli. Se non risorse dirette servono norme e strumenti ad hoc: quale ruolo per i nostri comuni all’interno del PNRR per qualificare l’offerta turistica e le infrastrutture materiali e immateriali a servizio? E con quali risorse e quale personale dovremmo progettare nei nostri comuni? Lo Stato investa nei servizi per le nostre comunità, scuola, sanità, trasporti, banda larga perché vogliamo continuare ad ospitare persone da tutto il mondo ma non in borghi “quinte sceniche” per turisti, ma in città e paesi vivi, vissuti e per questo autentici, con servizi per cittadini e ospiti.
A rischio è anche la cura dei nostri patrimoni artistici, architettonici e monumentali, che ricade tutta sulle nostre spalle, anche nel post covid. La crisi ha poi evidenziato l’insostenibilità di alcuni costi fissi per le città a forte vocazione turistica, come la perversa dinamica degli affitti commerciali che, in contesti di pregio, spingono la dinamica dei prezzi e spianano la strada all’omologazione merceologica. Intervenga lo Stato con norma nazionale per mettere limiti e introdurre meccanismi automatici di revisione. Infine, sia diano più poteri ai Sindaci per decidere il futuro delle proprie città: dalle norme sull’arredo urbano alle attività commerciali che si possono insediare nei centri storici, dalle maggiori leve fiscali per incentivare e disincentivare comportamenti virtuosi, a norme per favorire la residenza e le attività di vicinato. I Sindaci sono pronti ad assumersi queste responsabilità. E’ pronto il Governo a discuterne per favorire la ripresa?
*di Andrea Marrucci, Sindaco di San Gimignano