Lo scorso 5 maggio sono stato eletto Presidente del Consiglio Nazionale di ALI. Per anni l’Assemblea è stata presieduta con saggezza da Bruno Manzi: a lui va un sincero ringraziamento, sicuro che continuerà a dare il suo autorevole apporto. Guidare l’Assemblea nazionale di una associazione che dal 1916 è sempre stata impegnata nella difesa e nella crescita delle autonomie locali è un onore. Un onore di cui ringrazio tutti gli associati. Ma io non interpreto il mio ruolo come onorario. ALI è la casa dei riformisti: e noi abbiamo bisogno di fare tutto quello che possiamo per sbloccare e concretizzare quella riforma storica che il mondo degli enti locali attende da troppo tempo.
Nella mia lunga esperienza di sindaco, presidente di provincia, membro del direttivo nazionale ANCI, presidente di UPI ho toccato con mano i problemi che giorno per giorno affliggono gli amministratori locali. Eccesso di burocrazia, norme nazionali e regionali che anziché chiarire complicano il quadro, indennità inadeguate ferme da decenni, solitudine nelle decisioni importanti, controlli estenuanti: con il rischio continuo di essere indagati e condannati su questioni e fatti per cui un sindaco nulla o quasi può fare, come dimostra amaramente la sentenza sulla sindaca Chiara Appendino.
Nel governo Conte II mi sono trovato ad essere Sottosegretario all’Interno con delega agli Enti Locali nel terribile anno 2020. L’anno della pandemia, con le sue conseguenze oltre che sanitarie anche economiche e sociali. E sui bilanci stessi degli enti locali, compromessi da minori entrate al punto da rischiare di dover tagliare servizi essenziali ai cittadini. Con mano ferma in quel governo e con una concertazione continua con Anci e Upi abbiamo concesso risorse straordinarie (soprattutto di spesa corrente) perché i servizi territoriali continuassero, anche per aiutare un tessuto sociale fortemente colpito dalla crisi pandemica. Nessun Comune o Provincia è entrato in dissesto causa Covid!
Ed è sempre durante il 2020 che, su indicazione del Parlamento, abbiamo iniziato un lavoro di revisione di quel Testo Unico degli Enti Locali che regola dal 2000 la vita amministrativa. L’obiettivo: arrivare a presentare al Parlamento un disegno di legge delega per una Nuova Carta delle Autonomie. La speranza: dopo l’annus horribilis 2020, l’annus mirabilis 2021!
Una revisione organica del Tuel che sciolga e semplifichi norme stratificate dal legislatore nel tempo, esaltando l’autonomia locale secondo i principi costituzionali di adeguatezza, differenziazione e sussidiarietà. E l’occasione anche per garantire – finalmente – il superamento della finanza derivata, considerando quale faro gli equilibri di bilancio.
La revisione del Tuel dovrebbe anche dare certezza all’Ente intermedio Provincia e Città Metropolitana. La legge 56/2014 aveva creato una disciplina provvisoria in previsione della abolizione della Provincia. Tagli finanziari irragionevoli hanno messo definitivamente in ginocchio questi enti intermedi: impossibilitati, per anni, di assicurare funzioni fondamentali come la gestione e manutenzione del sistema delle strade provinciali o dei plessi delle scuole medie superiori. La nuova carta, in altre parole, deve dare certezza normativa, organizzativa e finanziaria. Anche perché la crisi degli Enti intermedi sta pericolosamente spostando il baricentro del potere amministrativo sovracomunale nelle Regioni: un errore gravissimo, che non dobbiamo permettere.
Con un gruppo di esperti coordinati dal Prof. Alessandro Pajno, già presidente del Consiglio di Stato, abbiamo prodotto una prima analisi. Si ipotizzano un riordino delle funzioni fondamentali e degli organi di Comuni, Province e Città Metropolitane, norme semplificate sulle forme associative tra enti locali e sul sistema tributario, nuove norme su incandidabilità, ineleggibilità e incompatibilità e in generale sullo stato giuridico degli amministratori. Per ovviare a ingiustizie come l’impossibilità per un sindaco di candidarsi al Parlamento. O per rivedere temi come il numero di mandati per comuni sotto i 15000 abitanti. Si identifica poi come necessaria una nuova disciplina sui servizi pubblici locali anche a rilevanza economica, nell’ottica che l’ente costituzionale Provincia possa diventarne l’organo di governo.
Questi sono solo alcuni punti di un lavoro complesso. Che si stava concretizzando in un un disegno di legge delega con principi e direttive che il Parlamento avrebbe dovuto dare al Governo per la revisione del Tuel. Ma anche con alcune norme urgenti soprattutto su Province e Comuni, da approvare subito.
Il cambio di Governo ha bloccato questo processo riformatore che le Autonomie attendono da anni. Ma non possiamo limitarci a sperare che questo processo riprenda, e che il lavoro avviato non venga gettato via. Dobbiamo agire in questa direzione. E penso che la nostra Associazione debba essere, come più volte sostenuto dal nostro Presidente Ricci, sprone e fulcro solido per una riforma così importante. Importante anche per i cittadini, che proprio dalle autonomie locali ottengono nei territori la gran parte dei servizi fondamentali.
In un Governo che pone le riforme come necessario strumento per il PNRR sarebbe paradossale che venisse dimenticata la riforma di un settore della Repubblica così vasto e così importante. Paradossale e imperdonabile. Dobbiamo essere determinati perché ciò non accada.
* di Achille Variati, Presidente del Consiglio Nazionale di ALI