“La nostra battaglia per la sostenibilità globale sarà vinta o persa nelle città.” Questa constatazione dell’ex Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, pubblicamente pronunciata, indica davvero il soggetto indispensabile affinché l’attuazione delle politiche per la sostenibilità possano raggiungere traguardi necessari alla realizzazione degli obiettivi: le città e quindi i comuni.
Se il livello programmatorio più vicino ai cittadini produce attività che: 1. Si prefiggano di interpretare, con atti e fatti, politiche virtuose che sostanzino il tema; 2. Sensibilizzino i cittadini con iniziative volte a valorizzare tali politiche e la propria direzione strategica, è chiaro che il lavoro della comunità internazionale ne gioverebbe strutturando un versante ramificato e profondo nel sistema della pubblica amministrazione. Se questo è vero (come è vero) esiste però un altro aspetto che va ricercato nella volontà di accompagnare i comuni nella direzione delle politiche di sostenibilità.
Parto da lontano. Le amministrazioni locali italiane, sicuramente dalla fine del primo decennio del nuovo secolo, hanno dovuto rimodulare la loro capacità di iniziativa e di attività a fronte di un taglio drastico dei trasferimenti da parte dello Stato, riduzioni, sulla parte corrente di bilancio, che hanno quasi dimezzato la disponibilità di risorse a servizio del lavoro degli amministratori pubblici del territorio. Tagli che, in misura percentuale, hanno avuto ricadute dirette sicuramente “eque”. E’ evidente, direi incontrovertibile, però che l’effetto generato su un comune di 5.000 abitanti (piuttosto che di quelli ancorché demograficamente più piccoli) è stato completamente diverso rispetto all’effetto assorbito da un comune di 100.000 abitanti. E’ innegabile che una riconversione che garantisse una necessaria ricollocazione programmata, economica e finanziaria, sul mercato istituzionale, è stata enormemente più complicata per le realtà con dimensioni demografiche limitate. La mancanza di risorse umane, la debolezza delle strutture piccole, i disagi dovuti al digital divide, la mancanza di stimolo alla competitività dettata dall’operosità di sopravvivenza, più tanti altri fattori a correlo, hanno ulteriormente ridimensionato le piccole e medie esperienze comunali, risultando davvero complicato e poco premiante almeno dal punto di vista della organizzazione, anche i percorsi di costituzione delle Unioni di Comuni o altre forme associative. Diversa la riflessione, invece, per le grandi città che hanno potuto, avendone forza e capacità interne, progettare nuove opportunità cogliendo i risultati, anche economici, che misure nazionali ed europee mettono a disposizione delle pubbliche amministrazioni locali. La rincorsa per la quotidiana sopravvivenza di un comune non grande ha determinato un ulteriore negative gap: l’abbandono obbligato per un Sindaco, per un amministratore, di pensare, redigere e sostanziare una strategia di sviluppo. Non è considerazione banale: di qualunque realtà trattiamo la mancanza di una pianificazione strategica fa scivolare indietro, non solo le aspettative necessarie a cui occorre tendere per cogliere una qualsivoglia crescita del territorio, ma indebolisce il portato di esperienza di quella classe dirigente di amministratori pubblici che sul territorio si formano.
Ecco: i soggetti associativi che si pongono di aiutare i comuni a sviluppare una iniziativa estesa guardando ai parametri della sostenibilità, così come periodicamente ASviS indirizza a fare, sono indispensabili e necessari per costruire insieme una nuova, chiara e funzionale strategia amministrativa comunale. Questo aspetto va valorizzato perché, non solo non è secondario, ma diventa la pre-condizione per realizzare davvero un lavoro profondo e sinergico atto ad assumere una consapevolezza di azione volta al perseguimento di quegli obiettivi a cui i 17 goals, l’Agenda 2030 e il BeS tendono.
La Rete dei Comuni Sostenibili è in campo con questo approccio. Non soltanto scientifico, quindi, ma devoto all’acquisizione e alla predisposizione di elementi quotidiani di programmazione che siano tenacemente uno stimolo alla caratterizzazione di una strategia di lungo termine e di ampio respiro a servizio delle risorse umane che vogliono e devono concretizzarla.
* di Valerio Lucciarini De Vincenzi, Presidente Associazione “Rete dei Comuni Sostenibili”, Direttore Generale ALI