La crisi pandemica che da un anno ha messo in ginocchio l’Italia e l’intera comunità internazionale, non solo dal punto di vista strettamente sanitario, ma anche per ciò che riguarda gli aspetti socio economici, ha dimostrato una volta di più quanto importante sia il ruolo dei sindaci e delle amministrazioni territoriali nell’ambito del rapporto tra la comunità e istituzioni deputate alla gestione della cosa pubblica.
Le attività di sostegno alla fragilità, la gestione delle emergenze, la protezione della comunità dal diffondersi del rischio sanitario, il lavoro complicato di ricucitura delle fratture sociali che gli effetti della pandemia hanno causato, sono risultati raggiunti, non senza difficoltà, proprio grazie al lavoro dei Sindaci. Segnali evidenti di una tendenza che vede i primi Cittadini, ed in generale gli Enti territoriali, come uno degli ultimi baluardi di credibilità delle Istituzioni nei confronti di comunità sempre più sfiduciate e disilluse.
La sfida calabrese
In questi mesi in Calabria lo sforzo dei sindaci è stato addirittura doppio. Alle difficoltà generali legate alla crisi pandemica si è aggiunta infatti la contingenza, purtroppo quasi strutturale e nient’affatto secondaria, legata alle deficienze di un comparto sanitario totalmente destrutturato, capace di reggersi in piedi solo grazie alle capacità e alla straordinaria generosità di tanti valenti professionisti impegnati quotidianamente in prima linea per affrontare l’emergenza.
Le immagini delle fasce tricolori di centinaia di sindaci calabresi di fronte al portone di Palazzo Chigi, sono uno dei simboli identificativi di questo periodo difficile che stiamo tentando di lasciarci alle spalle. Il movimento dei sindaci, nato proprio per richiamare il Paese alla necessità di una riforma strutturale del sistema sanitario calabrese segna quindi uno spartiacque, il più possibile definitivo, nel rapporto tra la comunità calabrese e la gestione della cosa pubblica, quantomeno per ciò che attiene il comparto sanitario.
Quello spirito di unità, quella capacità di andare oltre gli steccati ideologici e di dialogare per costruire insieme una piattaforma programmatica e rivendicativa che punti alla concretezza dei risultati, partendo dai bisogni dei territori, deve essere la traccia sulla quale lavorare per le imminenti sfide che attendono la Calabria e l’intero Paese nei prossimi mesi.
Dai sindaci può partire il riscatto della nostra regione. Dalle città calabresi, dai suoi borghi intrisi di storia e tradizioni culturali, si apre la prospettiva di una nuova pagina di crescita per i territori. Al nuovo Governo nazionale, che si è appena insediato, e a quello regionale che si insedierà nei prossimi mesi, chiediamo non solo di ascoltare questi processi, ma di metterli al centro dell’agenda politica, rendendo i territori protagonisti di una nuova stagione che punti al riscatto di una regione che da troppo tempo attende una reale inversione di tendenza.
La nascita di Ali Autonomie in Calabria si inserisce quindi esattamente in questo percorso. Il congresso costitutivo avvia di fatto un percorso che punta a dare forza a questo processo. Da un momento di grande difficoltà può sorgere una nuova prospettiva capace di focalizzare priorità, in termini costruttivi, e stilare un’agenda per la politica regionale e nazionale, ancor più in un momento particolare come questo, alle porte dell’importante scadenza elettorale delle prossime regionali.
La nuova programmazione e le risorse europee
Un percorso che si intreccia con un altro aspetto fondamentale ed assolutamente attuale, che attiene alla gestione delle risorse europee stanziate in seguito dell’accordo sul Recovery Plan, attraverso strumenti come il programma ReactEu, all’interno del Next Generation Eu, e il nuovo Pon Metro, che ha addirittura raddoppiato le sue risorse, garantendo anche un ampio margine di autonomia alle città per la programmazione di spesa. Un risultato portato avanti con determinazione dai sindaci, di concerto con il Governo, e che costituirà la base per le sfide che attendono la nostra regione e l’intero Paese su asset strategici come quello dei trasporti, della transizione ambientale, delle infrastrutture, della cultura, del turismo.
Su questi aspetti, cosi come sulle altre risorse inserite nella programmazione nazionale per il superamento degli effetti socioeconomici della crisi pandemica, cosi come sugli aspetti organizzativi del piano vaccinale, i sindaci e le comunità territoriali potranno giocare un ruolo fondamentale, costituendo una risorsa determinante in termini di programmazione e naturalmente nella fattiva concretizzazione dei progetti condivisi.
In questo senso la nascita del nuovo Governo può rappresentare un’occasione nel rapporto con le autonomie locali: individuare un ministero o un sottosegretario alle Autonomie significa creare un soggetto, un punto di riferimento, con il quale confrontarsi per tutte le situazioni inerenti le autonomie locali, a cominciare dalla programmazione economica che deve tenere al centro le peculiarità dei territori.
Il rilancio dell’economia nazionale deve partire dalle Città. Le risorse, quelle nazionali e quelle europee, devono essere connesse con le aspirazioni dei territori, rispondere alla mappa dei bisogni e delle potenzialità delle comunità che i sindaci conoscono o sui quali lavorano quotidianamente.
Sono queste le sfide sulle quali ci misureremo nei prossimi mesi, all’insegna di parole d’ordine improntate alla concretezza e al pragmatismo, caratteristiche peculiari di chi ha l’onore di indossare la fascia tricolore. In questo senso la nascita di un nuovo spazio di confronto, concertazione e dialogo come appunto Ali Autonomie costituisce un ottimo presupposto sul quale lavorare, con l’obiettivo di dare alla Calabria una nuova prospettiva di sviluppo basata sulle aspirazioni e sulle peculiarità delle comunità territoriali.
*di Giuseppe Falcomatà, Sindaco di Reggio Calabria e Presidente ALI Calabria